Scelta fatta, Martin abbandonato sull'altare per Marquez.
Ne valeva la pena?
BOLOGNA - Lei, lui e l’altro. Come nella più classica scena di un tradimento che si sta consumando sotto gli occhi di tutti, tranne che del povero cornuto. O, volendo spaziare nel mondo del cinema, alla scena finale de “Il laureato”, quando Ben (ovvero Dustin Hoffman) irrompe in chiesa proprio mentre Elaine (Katharine Ross) sta per pronunciare il fatidico sì all’ignaro e innamorato Carl (Brian Every). Alla fine il povero Jorge Martin (Carl) è rimasto solo e frastornato davanti all’altare, mentre quel marpione di Marc Marquez (Ben) se ne va via fischiettando in sella alla sua Ducati (Elaine) rossa fiammante.
Non poteva esserci epilogo peggiore per il leader del Mondiale della Pramac, letteralmente sedotto e poi abbandonato (per la terza volta, mica una) da una Ducati che solo pochi giorni prima sembrava aver ceduto al suo grande desiderio: essere promosso nel team ufficiale. D’accordo, dall’altra parte c’era Marc Marquez, mica uno qualsiasi. Ma, appena lo spagnolo ha puntato i piedi come un bambino capriccioso davanti al piano bolognese di affidargli nel 2025 la moto ufficiale, ma in Pramac, e si è messo a urlare, “o è rossa o non se ne fa niente”. E in Ducati si sono genuflessi accondiscendenti. “Prego, si accomodi nel box a fianco di quello di Bagnaia e scusi se l’abbiamo fatta arrabbiare”.
Se Marquez già oggi appartiene ai grandissimi piloti della storia, al tempo stesso, è uno squalo che non guarda in faccia nessuno. Il piano segreto di Gigi Dall’Igna (un altro impermeabile alle emozioni), quello di portarlo al nono titolo mondiale, ha appena visto il completamento di un altro tassello. Ma se sul palmares dell’iberico nessuno può opporre nulla e la stessa scelta dal punto di vista prettamente sportivo è ineccepibile, sono tanti gli interrogativi che portano a chiedersi se in Ducati siano davvero coscienti dei rischi che stanno per correre.
Innanzitutto, partendo dall’ultimo degli eventi, scaricare in quel modo Martin, dirgli che non se ne fa nulla solo sette giorni dopo avergli assicurato la promozione, è stata una mossa al limite della vergogna. Soprattutto guardando a come, pochi anni fa, l’Aprilia abbia aspettato fino alla fine della vicenda del doping di Iannone per andare sul mercato. Questione di stile, nonostante alla fine a Noale fossero rimasti con il cerino in mano.
Secondo: hai in casa il due volte campione del mondo, quello che sta per diventare il più vincente della storia della Ducati, quello che nella sua elegante discrezione ti ha detto e ridetto chi preferirebbe (Bastianini) e chi non vorrebbe (Marquez), e tu cosa fai? Proprio lo spagnolo gli vai a prendere, che anche per una questione di passato (Valentino Rossi, il 2015, eccetera eccetera) con Pecco non potrà mai legare. E la tua scelta ti porta, nel contempo, a perdere non uno, ma due piloti (Martin in Aprilia, Bastianini in Ktm) e molto probabilmente anche un team (la Pramac).
Vero, sulla carta adesso la Ducati ha uno squadrone, ma considerando anche quanto Marquez sia “amato” in Italia, il rischio di distruggere quel sistema che l’ha resa quasi imbattibile è altissimo. E pone una domanda: ne valeva davvero la pena?