Vento di cambiamento per Aprilia e Honda
Grande sfida per Sterlacchini e Albesiano.
NOALE - È un po’ come quella storiella se sia nato prima l’uovo o la gallina, che fa diventare la querelle tra chi pretende avere la sua verità, ovviamente assoluta, una querelle da cortile.
Mentre a Motegi, Jorge Martin e Francesco Bagnaia erano impegnati nella loro ormai quasi eterna disfida sportiva per conquistare il trono della MotoGP, la notizia che ha scosso il paddock è stata quella dell’arrivo in Aprilia di Fabiano Sterlacchini come nuovo direttore tecnico. Con il contemporaneo saluto a Noale da parte di Romano Albesiano, che la RS-GP l’ha prima pensata, quindi costruita, poi plasmata e, infine, resa una moto di successo. Il 61enne imboccherà a breve la strada del Giappone, verso Saitama, periferia estesa di Tokyo, sede della Honda Racing Corporation, la branca sportiva della Casa motociclistica più grande del mondo.
È stata l’Aprilia a cercare Sterlacchini, mettendo di fatto Albesiano di fronte alle dimissioni forzate, ha iniziato a dire qualcuno. No, è stato Albesiano a seguire Aleix Espargaró e Antonio Jimenez, il suo capotecnico, alla Honda, obbligando la squadra diretta da Massimo Rivola a cercare in quattro e quattr’otto una soluzione alternativa, rispondevano altri. Chiacchiere da bar, appunto, totalmente sterili, come se poi alla fine cambiasse qualcosa se a mettere la firma sul contratto sia stato prima uno o l’altro.
Una cosa, anzi, un nome, però, Sterlacchini e Albesiano lo hanno in comune, ovvero Gigi Dall’Igna, il Direttore Generale di Ducati Corse, che a fine 2013 salutò l’Aprilia dove era diventato un grandissimo, per passare agli arcirivali di Bologna, venendo sostituito appunto dall’ingegnere torinese. Sterlacchini, invece, per tanti anni è stato uno degli uomini più fidati di Dall’Igna in Ducati, prima che le loro strade nel 2019 si dividessero. Un annetto lontano dalle corse, poi il richiamo della Ktm, che con lui ha iniziato finalmente a vincere. E adesso, dopo che gli austriaci per l’ennesima volta hanno dimostrato di non sapere cosa siano pianificazione e pazienza, ecco la sfida Aprilia. Dove troverà una struttura già molto organizzata che però, forse per colpa del metodo, forse dei piloti, bravi sì ma non eccezionali, va detto, sta raccogliendo molto meno di quello che ci si aspetterebbe.
Ma sulla carta è sicuramente quella di Albesiano la sfida più grossa e complicata, perché la Honda di questo ultimo quadriennio è di gran lunga la peggior Casa presente in MotoGP, un gomitolo che più ingarbugliato non potrebbe essere di pensieri-progetti-idee-tentativi. Un caos che a un certo punto ha persino portato dire “no grazie, me ne vado” a Marc Marquez, uno dei più grandi in assoluto della storia del motociclismo. I giapponesi sono lontani dagli europei molto più della distanza chilometrica tra la loro isola e il Vecchio Continente. Per anni si sono intestarditi nel volere andare avanti con il loro metodo, senza neanche prendere in considerazione l’idea di aprirsi a un mercato dei tecnici che spesso può fare la differenza nel successo di una squadra. A forza di prendere sganassoni che quelli di Bud Spencer al confronto erano delle carezze, però, ecco accettare quella che, per il Motomondiale, è una vera rivoluzione, ovvero la scelta di affidare le chiavi della loro rinascita ad Albesiano. Che forse, anzi sicuramente, costerà molto meno di quanto chiesto dallo stesso Dall’Igna quando lo scorso anno ci fu un contatto, ma intanto, come già da tempo la Yamaha, per prima cosa è riuscito a imporre l’apertura di una sede a Milano. Ma il vero nodo della sua sfida titanica risiede nella capacità dei nipponici di accettare, e farlo per davvero, le direttive di un capo che non appartiene alla loro cultura, non parla la loro lingua, soprattutto ha un metodo di lavoro totalmente diverso. Se ce la farà, la sua impresa non sarà per nulla inferiore a quella riuscita a Dall’Igna: portare la Ducati a essere la dominatrice tirannica della MotoGP.