Idolo e leggenda, anche per chi non lo ha mai “visto”
Figura intrisa di misticismo romantico.
DOHA - Dopo tre decenni dalla sua tragica scomparsa, il nome di Ayrton Senna continua a risuonare con la forza di un’eco mai svanita. In che modo un campione che ha abbandonato prematuramente il palcoscenico della vita, riesce ancora oggi a suscitare un turbine di emozioni e riflessioni? A differenza di altre icone del mondo automobilistico, Senna rappresenta qualcosa di più di una semplice immagine incorniciata nel ricordo. È una presenza viva, capace di ispirare non solo i nostalgici che hanno vissuto i suoi trionfi, ma anche le nuove generazioni.
Netflix ha recentemente deciso di omaggiarlo con una serie dedicata, un segnale chiaro che il fascino del pilota brasiliano continua a conquistare cuore e immaginazione di milioni.
Parallelamente, Franco Nugnes, un’autorità nel mondo del motorsport, ex direttore di Autosprint e attuale direttore di Motorsport.it, ci offre un’opera letteraria che esplora il suo mito. Il libro si sofferma non solo su racconti già noti, ma anche su nuove testimonianze che svelano aspetti inediti della vita e della carriera del brasiliano. Questo ci fa capire quanto ancora ci sia da scoprire su di lui, e soprattutto, perché dopo tutti questi anni Ayrton non è relegato a mero ricordo, a una fotografia sbiadita.
La risposta a tale mistero risiede probabilmente nella capacità di Senna di incarnare emozioni profonde, sentimenti che travalicano il tempo e lo spazio. Ayrton non solo ha vinto gare, ma ha anche saputo toccare l’anima di chi lo osservava, creando un legame che va oltre il semplice impatto sportivo. La sua figura è intrisa di una sorta di misticismo romantico: è come se da un momento all’altro lui potesse riapparire magicamente in pista, nella nostra vita, con quel sorriso magnetico e quello sguardo triste che tanto lo caratterizzavano.
Molti, me compreso, hanno avuto l’opportunità di percepire in prima persona l’immensità delle sensazioni che la sua memoria è capace di suscitare. Ricordo una mostra in Ticino, qualche mese fa, dove i suoi leggendari caschi e fotografie ripercorrevano le tappe di una carriera straordinaria. A distanza di anni, le storie che le persone narravano su quel fatidico primo maggio del 1994 avevano ancora il potere di rendere gli occhi lucidi e il cuore pesante. Sorprendente è stato notare come anche i giovani, che dell’epoca di Senna hanno solo sentito parlare, sembrano conoscerlo intimamente: le sue auto, i suoi caschi, la sua leggenda sono vivi nei loro racconti, dimostrando come l’eredità di Ayrton sia ben più di semplice storia del motorsport, ma una vera e propria epopea umana.
Concludo con il nostro mantra, che sicuramente era parte di Ayrton: “Nel dubbio giù il gas, sempre!”