Stefano Togni ha smesso con il professionismo nel 1999, a soli 25 anni, ma si è tolto le sue soddisfazioni.
Fino a quel momento aveva vinto un oro ai Mondiali B e disputato un Mondiale A con la U20 svizzera, giocato otto partite con la Nazionale maggiore e militato per sei stagioni nella massima serie con Ambrì e Lugano.
BELLINZONA - La carriera di Stefano Togni fra i professionisti dell'hockey svizzero è forse terminata troppo presto, ma – tirando le somme – si è rivelata comunque ricca di soddisfazioni.
Dopo aver disputato sei stagioni, dal 1992 al 1998, nella massima serie svizzera – fra Ambrì e Lugano (254 partite, 33 punti) – e successivamente una fra i cadetti al La Chaux-de-Fonds (43 gare, 12 punti), nel 1999 il ticinese ha deciso a soli 25 anni di smettere con il professionismo e di sposare la causa dei GDT Bellinzona. Con i sopracenerini ha preso parte a ben 15 campionati, 11 in Prima Lega (243 match, 296 punti) e 4 in Seconda Divisione (69 partite, 117 punti), appendendo i pattini al chiodo all'età di 41 anni. «Anche se la mia carriera fra i professionisti è durata forse troppo poco, mi sono divertito molto e ho dei ricordi indelebili», ha esordito proprio Togni. «Sarei voluto restare a La Chaux-de-Fonds, ma al termine della stagione non ho trovato un accordo con il club per il rinnovo del contratto, per cui – nonostante avessi ricevuto alcune offerte interessanti da parte di altre società, che non ho preso in considerazione – ho deciso di tornare in Ticino, per pensare al mio futuro professionale fuori dal mondo dell'hockey. Mi sono di conseguenza legato ai GDT Bellinzona accettando di scendere di categoria e di svolgere in parallelo un'altra professione».
A La Chaux-de-Fonds il 49enne sfiorò per un soffio l'ascesa nella massima serie, inchinandosi all'ultimo atto dei playoff al Coira, che a sua volta venne promosso. «È stata una bella avventura ed è purtroppo mancato davvero poco alla promozione. Vantavamo una squadra forte composta da diversi ticinesi, fra cui Paolo Imperatori, Omar Tognini, Luigi Riva, Claudio Ghillioni, Samuel Bontadelli e Vitali Lakhmatov, mentre gli stranieri erano Stephan Lebeau e Valeri Shiryayev. È indubbiamente stata un'esperienza arricchente sotto tutti gli aspetti, anche perché è stata la prima e l'unica volta che ho lasciato il Ticino».
Ricordiamo che l'ex attaccante è cresciuto nel settore giovanile dell'Ambrì – con cui ha esordito in prima squadra nel 1992 – e dopo due campionati e mezzo, nel gennaio del 1995, si è trasferito sulle rive del Ceresio, consacrandosi fra le fila del Lugano. Nei primi mesi in bianconero l'allora 20enne ha messo a referto 7 punti (5 reti) in 17 partite. «Mi sono ambientato subito e a Rapperswil, durante il mio esordio, ho realizzato il primo gol della mia carriera. Ho ancora il disco di quella partita. All'epoca avevo un'ottima intesa con Aeschlimann e Fair e la squadra era competitiva, ma non siamo stati in grado di vincere il titolo. Come miglior risultato abbiamo conquistato una semifinale dei playoff, sinonimo di medaglia di bronzo, quando in panchina c'era Mats Waltin. Avevamo centrato l'impresa di eliminare il Kloten di Michael Johansson e Felix Hollenstein nei quarti, per poi inchinarci al Berna di Gates Orlando, futuro vincitore del titolo. Personalmente è stata una bella soddisfazione e nel quadriennio alla Resega ho avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio con elementi del calibro di Michael Nylander e Peter Andersson. Ambrì? In Leventina sono cresciuto e ho avuto la possibilità di affacciarmi all'hockey che conta. Sono andato via a vent'anni ed ero giovane, ma i ricordi sono ancora vivi. Fra questi spiccano le partite giocate con Valeri Kamensky durante il lockout del 1994. Era un campione con un'umiltà eccezionale».
Nella sua carriera Togni – oltre a essere sceso in otto occasioni in pista con la Nazionale svizzera (1 punto) – ha anche conquistato la medaglia d'oro ai Mondiali B con la U20 elvetica (7 partite, 4 punti) e ha disputato l'anno successivo anche i Mondiali A nella stessa categoria (7 gare, 2 punti). «Nel 1993 siamo saliti sul gradino più alto del podio alla CdM di Lillehammer, ottenendo la promozione nel Gruppo A. In panchina c'era John Slettvoll, mentre in squadra militavano fra gli altri Lars Weibel, Ronnie Rüger e Marcel Jenni. Un gruppo competitivo e anche se erano solo i Mondiali delle seconde linee, abbiamo avuto il merito di vincerli. Conservo ancora la medaglia d'oro. Abbiamo battuto in finale i padroni di casa della Norvegia in una pista piena zeppa di spettatori, che incitavano i nostri avversari. È stata una grande emozione e ho potuto condividere quel trionfo insieme ad altri due ticinesi, ovvero Tiziano Gianini e Ivan Gazzaroli. L'anno successivo ho invece disputato i Mondiali A con la U20 a Ostrava e a quella rassegna iridata ho avuto l'opportunità di misurarmi contro i migliori giocatori del mondo. Ho anche segnato un gol e ricordo che la stella del torneo era il finlandese Saku Koivu, che ha poi giocato 18 stagioni in NHL. L'allenatore era Arno Del Curto ed ero l'unico rappresentante ticinese del roster. Per questo motivo durante le tre settimane del torneo, prima di andare a dormire, passava a trovarmi in camera per allenarsi a parlare in italiano, una lingua che ha sempre adorato. In seguito con la Nazionale maggiore ho poi preso parte per due anni di fila al torneo di San Pietroburgo, dove mi sono confrontato contro la temibile Russia, che schierava dei veri fenomeni».
Dal 1999 Togni, come detto, ha poi deciso di legare il suo nome ai GDT Bellinzona, fino al 2015. «Con i GDT mi sono sempre trovato benissimo e anche i miei due figli hanno mosso i loro primi passi sul ghiaccio di Bellinzona. In questo club ho trovato un solido punto di riferimento e fin dal primo giorno mi sono sentito parte di una famiglia. Sono stato accolto a braccia aperte e ho avuto la possibilità di giocare nel terzo campionato nazionale per livello di importanza, che ha comunque richiesto un certo impegno. Erano previsti tre allenamenti settimanali più la partita e tutti i componenti della rosa avevano in parallelo un'occupazione professionale. È stata la prima volta che ho vissuto una situazione del genere, ma si è rivelata una scelta felice. Ho messo tutta la mia esperienza al servizio dei GDT, togliendomi con il passare del tempo le mie piccole soddisfazioni. È stato tutto molto gratificante».