Manuele Celio si è espresso in merito alla U20 biancoblù: «Sono soddisfatto del lavoro svolto finora. Hedlund? Ha un potenziale molto alto».
Il 57enne: «Trovo sia gratificante poter mettere a disposizione dei giovani ciò che ho imparato durante la mia carriera».
AMBRÌ - La U20 dell'Ambrì non è riuscita per un soffio a staccare il pass per la finale dei playoff. La truppa allenata da Manuele Celio si è infatti arresa allo Zugo 2-3 nella serie, perdendo gara-5 in trasferta ai rigori, dopo che negli 80' di partita – calcolando anche 20' di overtime – il risultato era fermo sullo 0-0.
Nel loro percorso i giovani leventinesi erano addirittura stati in grado di espugnare in due occasioni la Bossard Arena – imponendosi sia in gara-1 sia in gara-3 con il punteggio di 5-4, con la seconda affermazione giunta all'overtime – ma si sono poi inchinati entrambe le volte a domicilio – in gara-2 (1-3) e in gara-4 (2-3) – sfiorando così l'impresa. «Sono amareggiato per come si è conclusa questa avventura, soprattutto per i ragazzi», sono state le parole di Celio. «Il gruppo ha dato tutto quello che aveva in corpo e si è reso protagonista di una grande serie, ma purtroppo non è bastato. Sono in ogni caso orgoglioso delle prestazioni offerte dai miei giocatori nell'arco di tutto il campionato, gli aspetti positivi emersi sono tanti».
Ricordiamo che il 57enne – salito per quattro volte sul tetto svizzero da giocatore con il Kloten – ricopre la carica di direttore del settore giovanile biancoblù dalla stagione 2018/2019, ma a partire dallo scorso 25 gennaio si è anche seduto sulla panchina della U20, prendendo il posto di Stefan Mair. «Conoscevo già molto bene tutti i giocatori per cui è stato più veloce il mio ambientamento, anche se devo ringraziare Mair per aver svolto un buon lavoro di base. Personalmente trovo sia gratificante poter mettere a disposizione dei giovani ciò che ho imparato negli anni e nello stesso tempo anche loro mi insegnano sempre qualcosa. Ogni esperienza è utile per migliorare, anche perché il gioco dell'hockey cambia costantemente ed è necessario rimanere al passo con i tempi, per questo motivo ogni allenatore ha l'obbligo di evolversi di continuo. Personalmente mi confronto spesso con gli altri componenti dello staff tecnico per capire dove si può progredire».
Da quando Celio ha preso in mano le redini del vivaio, le prestazioni dei giovani leventinesi sono migliorate notevolmente. Ricordiamo inoltre che nel 2017 il ticinese si era laureato campione della categoria U20 sulla panchina dei GCK Lions. «Stiamo lavorando bene da cinque anni e nel corso del tempo c'è stato un notevole sviluppo. Abbiamo cercato di costruire un progetto a lungo termine e lentamente iniziano a vedersi i frutti, non solo con la U20 ma abbiamo fatto un passo avanti anche con la U17. Siamo sicuramente contenti, dobbiamo continuare in questa direzione con lo scopo di evolvere ulteriormente. Per noi è importante che l'hockey sia innanzitutto una scuola di vita, dove si imparano i giusti valori, come il rispetto per gli altri, il sacrificio e lottare per degli obiettivi comuni, ma anche saper gestire ogni tipo di emozione».
Celio ha potuto beneficiare di una rosa di qualità, con alcuni elementi che si sono anche visti in National League, come per esempio Terraneo e De Luca, ma anche Häfliger e Scilacci. «Loro hanno sicuramente dato una grande mano e portato una certa esperienza nel gruppo, ma alla fine sono soddisfatto del lavoro svolto da parte di tutta la squadra. Alcuni giocatori sono stati in grado di fare il grande salto dalla U20 alla prima squadra dell'Ambrì – o nei Rockets fra i cadetti – e questo mette in evidenza i progressi che ci sono stati nel nostro settore giovanile. L'obiettivo è di portare al massimo del loro livello tutti i giocatori».
In quest'ottica quanto è stato importante avere avuto negli ultimi anni una squadra in Ticino fra i cadetti? «La Swiss League è in generale molto importante per l’hockey svizzero, poiché permette ai giovani di accumulare esperienza confrontandosi con dei giocatori adulti. È necessario formare i ragazzi in modo mirato e collaborare maggiormente fra i club di SL, MyHockeyLeague e U20, anche perché in Svizzera abbiamo meno giovani rispetto alle altre nazioni. E ad Ambrì è un po' la stessa cosa, dato che in Ticino il bacino di giocatori è limitato in rapporto ad altre realtà, per cui siamo obbligati a lavorare con una qualità maggiore. Nonostante ciò nel nostro Cantone si lavora bene, visto che possiamo schierare due formazioni nella massima serie e una fra i cadetti. Questo è permesso anche grazie alla collaborazione che abbiamo con le società più piccole come i GDT, i Rivers o il Chiasso, i quali a loro volta fanno un grande lavoro di reclutamento».
Da segnalare che la U20 dell'Ambrì ha potuto schierare anche William Hedlund, che dall'anno prossimo potrà usufruire della licenza svizzera. In questa stagione il 22enne – con passaporto svedese e norvegese – ha messo complessivamente a referto 28 punti in 25 partite. «Ha un potenziale molto alto, è tecnicamente dotato e ha una buona visione di gioco, ma ha ancora tanto da imparare. Se continuerà su questa strada verrà sicuramente premiato con un contratto nella massima serie. Matej Pekar? «Ha soltanto 16 anni, ma le sue qualità sono enormi e se riuscirà a combinarle al duro lavoro, potrà arrivare lontano. È in un momento delicato della sua carriera e deve essere seguito nel modo giusto. Non è però l'unico classe 2007 promettente che abbiamo in squadra. C'è per esempio Jacopo De Luca – il fratello di Tommaso – oltre che Noah Franzina e Axel Ponzio, reduci da un ottimo campionato con la U17. Segnalo inoltre la convocazione di Nathan Borradori con la U18 rossocrociata per la preparazione ai Mondiali di categoria. Le possibilità di prendere parte alla rassegna iridata sono alte per lui».