In breve:
di Georg Haas
L’enorme impatto dei centri di calcolo per l’IA sull’impronta ecologica dei gruppi industriali high-tech è stato dimostrato quest’anno ad esempio da Google. Secondo il più recente rapporto ambientale 2024, le emissioni di gas serra del gigante del motore di ricerca sono aumentate improvvisamente. E questo nonostante il gigante high-tech abbia stabilito l’obiettivo di dimezzare le sue emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019.
Google: l’IA è la maggiore fonte di emissioni
Nel rapporto ambientale di Google si legge che le emissioni generate sono aumentate significativamente e per la maggior parte possono essere imputate al consumo di energia generato dai centri di calcolo. Questi centri necessitano di enormi quantità di energia e di milioni di litri di acqua per l’elaborazione e il salvataggio dei dati dell’IA generativa. Le macchine che si occupano dell’addestramento dell’IA sono quelle che consumano più risorse. Il consumo di elettricità di Google è cresciuto in maniera così importante che l’impronta del CO2 è aumentata di quasi un milione di tonnellate. Lo scorso anno, i centri di calcolo erano quindi la maggior fonte di emissioni supplementari di Google.
Nonostante l’aumento smisurato delle emissioni di gas serra, Google ha dichiarato di voler ridurre il più possibile il suo impatto ambientale. Pianifica quindi di organizzare i suoi modelli AI, il suo hardware e i suoi centri di calcolo nel modo più efficiente possibile dal punto di vista energetico. Un altro obiettivo di Google è quello di approvvigionare ogni rete elettrica da cui viene estratta energia 24/7 con energie rinnovabili entro il 2030.
Nel 2020, Google ha fissato l’obiettivo di arrivare a sfruttare 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 fonti energetiche prive di emissioni entro il 2030. Google definisce le fonti energetiche prive di emissioni come tutte le fonti per la produzione di elettricità che non emettano direttamente anidride carbonica comprese (ma non limitate a) solare, eolico, geotermico, idrico e nucleare.
Microsoft: compensazione tramite certificati CO2
Anche Microsoft risente degli effetti dell’avanzata dell’IA sul suo bilancio climatico. Il gruppo detiene quasi la metà delle quote del pioniere della rivoluzione dell’intelligenza artificiale, OpenAI. A causa degli investimenti nell’IA, Microsoft genera oggi molte più emissioni di quante ne produceva nel momento in cui l’impresa nel 2020 ha formulato un’ambiziosa promessa climatica. Nel suo rapporto sulla sostenibilità, pubblicato in maggio del 2024, Microsoft ha spiegato che le sue emissioni sono aumentate del 29 per cento rispetto al 2020 e ciò è da ricondurre alla costruzione di nuovi centri di calcolo che sono stati concepiti e ottimizzati per il sostegno al carico di lavoro generato dall’IA.
Microsoft ha però approvato un piano per riuscire perlomeno a compensare le elevate emissioni. Il gruppo e Occidental hanno sottoscritto il più grande accordo a livello mondiale sui certificati CO2 tramite Direct Air Capture (DAC). L’accordo è molto controverso in quanto Occidental è pur sempre uno dei più grandi gruppi petroliferi del mondo.
L’accordo da record sottoscritto da Microsoft e Occidental sui certificati CO2 ha un valore di svariati milioni di dollari. Nell’arco di sei anni (ossia fino al 2030), Occidental venderà a Microsoft 500 000 certificati CO2. La cifra precisa che passerà di mano resta però un segreto.
Amazon: investimenti massicci per energie sostenibili
Anche Amazon, che non solo è il più grande rivenditore online ma è anche uno dei maggiori provider di soluzioni cloud, utilizza l’intelligenza artificiale per un’infinità di scopi. E anche qui sono necessari enormi centri di calcolo che a loro volta richiedono urgenti misure per la protezione del clima.
Amazon Web Services (AWS) ha recentemente acquistato il campus «Cumulus» da 1200 ettari di Talen Energy in una centrale atomica in Pennsylvania pagando in totale 650 milioni di dollari. I due separati settori di attività di Talen comprendono Cumulus Data, che si concentra sui data center hyperscale, e Cumulus Coin che si occupa invece di mining di valuta digitale.
Per il 2023 Amazon ha annunciato una riduzione delle emissioni di gas serra del 3 per cento rispetto all’anno precedente da ricondurre in parte anche agli investimenti in oltre 500 progetti per le energie rinnovabili a livello mondiale.
Nonostante questo miglioramento, l’impronta del CO2 dell’impresa è cresciuta del 34,5 per cento da quando il rivenditore e-commerce e provider di soluzioni cloud del valore di 575 miliardi di dollari ha annunciato nel 2019 il suo impegno per raggiungere l’obiettivo emissioni zero.
Conclusione
È innegabile che le elevate emissioni generate dai centri di calcolo per l‘IA abbiano un impatto significativo sugli obiettivi climatici dei gruppi high-tech. Negli ultimi anni, tanti di questi gruppi erano sulla buona strada per ridurre il proprio impatto ambientale. Il boom dell’IA ha però stravolto i piani e riscritto i calcoli. Fintanto che ChatGPT e compagnia resteranno sulla cresta dell’onda, l’ambiente continuerà a soffrirne le gravi conseguenze. Attualmente, i grandi gruppi industriali non sembrano avere altri mezzi per contrastare questa tendenza se non compensare le emissioni tramite investimenti in progetti sostenibili. In questo modo però le emissioni supplementari non spariscono. L’hype per l‘intelligenza artificiale presenta quindi un prezzo elevato da pagare.