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Italia: morto Giorgio Tecce, ex rettore univerisità La Sapienza

Italia: morto Giorgio Tecce, ex rettore univerisità La Sapienza
ROMA - È morto questa mattina a Roma, nella sua abitazione, Giorgio Tecce, rettore dell'università di Roma La Sapienza fino al 1997. Tecce, che aveva 83 anni, era malato da tempo. I funerali sono previsti lunedì mattina presso il Verano. Con ...

ROMA - È morto questa mattina a Roma, nella sua abitazione, Giorgio Tecce, rettore dell'università di Roma La Sapienza fino al 1997. Tecce, che aveva 83 anni, era malato da tempo. I funerali sono previsti lunedì mattina presso il Verano.

Con Giorgio Tecce scompare uno dei protagonisti della ricerca italiana. Biologo molecolare di formazione, Tecce ha avuto un ruolo di primo piano nella politica della ricerca in Italia, sia come rettore dell'università di Roma La Sapienza, la più affollata d'Europa, sia nelle battaglie spesso combattute in difesa della ricerca e a favore della comunicazione della scienza.

Napoletano di nascita e romano d'adozione, Tecce è morto questa mattina a Roma, nella sua abitazione, all'età di 83 anni, compiuti nel novembre scorso. Uno dei suoi ricordi più vivi è lo sguardo vivacissimo e ironico, che puntava diretto alle persone. Dietro un'aria apparentemente dura e burbera, chiunque lo abbia conosciuto da vicino ricorda di lui la grande generosità e il profondo altruismo.

La sua carriera universitaria era cominciata nel 1970, quando Tecce fondò e diresse del Centro di Studio sugli Acidi Nucleici dell'università La Sapienza.

Nel 1981 è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Rai, dal quale si era dimesso nel 1985, quando entrò a far parte del Consiglio regionale del Lazio, eletto come indipendente nelle liste dell'allora Pci. Nel 1989 venne nominato presidente del Consorzio Roma Ricerche.

L'attenzione verso la ricerca e l'università è sempre stata molto forte, tanto che è rimasto celebre il discorso nel quale, nel 1984, Tecce denunciò gli scarsi finanziamenti per la ricerca: "la ricerca scientifica nell'università di Roma viene finanziata con una somma pari a circa la metà di quanto si è speso per il calciatore Maradona", disse nella doppia carica di Preside della facoltà di Scienze e presidente dell'Associazione Culturale per l'Università. Nella stessa occasione Tecce lanciò, a nome dei ricercatori e dei professori universitari, un appello "alle pubbliche istituzioni, alle forze politiche e sociali e all'intera comunità nazionale, per richiamare l'attenzione sulla disastrosa condizione in cui, con responsabilità di tutti, questa società opulenta e spettacolare ha lasciato scuola, scienza e cultura".

Per 12 anni preside della facoltà di Scienze della Sapienza, Tecce è stato eletto per la prima volta rettore nel luglio 1988 e da allora ha avuto questa carica per nove anni consecutivi, fino al 1997. Tanto che per gli studenti era diventato ormai "Re Giorgio". Sono stati anni intensi, nei quali Tecce si è trovato ad affrontare eventi cruciali per l'università come per tutto il Paese, come la protesta della Pantera e l'omicidio di Marta Russo.

Altrettanto intenso l'interesse di Tecce ai problemi della comunicazione fra scienza e società. Faceva infatti parte del comitato scientifico di Sapere, la rivista divulgativa più antica d'Italia, ed era anche membro del comitato scientifico dell'Istituto per lo studio dell'innovazione dei mass media, l'istituto che si occupa delle nuove tecnologie della comunicazione.

Sensibile agli aspetti più innovativi della ricerca, Tecce ha presieduto la Società italiana di biotecnologie, schierandosi a fianco dell'allora ministro della Sanità Umberto Veronesi contro gli attacchi agli ogm. Attacchi che Tecce considerava "un ostacolo al progresso della scienza", denunciando "il disinteresse delle strutture private e pubbliche che erano state promotrici di ricerche in questo settore, che resta penalizzato anche attualmente dalle istituzioni scientifiche". E con amarezza Tecce osservava: "ancora una volta l' Italia, che avrebbe potuto essere leader in un settore, non riesce a imporsi per la miopia e per lo sfruttamento politico di problemi complessi ma risolubili".

ATS
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