Non solo i bambini dormono con mamma e papà, a volte lo fanno anche... i più grandicelli. L'esperto: «Un fenomeno nuovissimo»
ZURIGO - Nessuno ne parla, soprattutto i diretti interessati (non sia mai, che vergogna), ma anche i 12-14enni capita che striscino nel lettone di mamma e papà per dormire con loro. «È un fenomeno nuovissimo», racconta a 20 Minuten il terapista familiare Jürgen Feigel, «è una cosa che fino a 5 anni fa non avveniva e per ragazze e ragazzi che lo fanno è una piccola grande vergogna».
Tutto inizia per caso o diventa un'abitudine: «So del caso di un bambino di 12 anni che si infilava nel letto con i genitori perché non riusciva a dormire, poi la cosa è diventata un'abitudine». In altri, casi, invece la pratica di co-sleeping (questo il termine tecnico anglosassone) continua ininterrotta dall'infanzia e non vi è mai un vero e proprio “svezzamento”.
«Se capita è anche perché i genitori di oggi sono forse meno autoritari di un tempo», spiega Fiegel, «è possibile che si facciano piegare dalle insistenze dei loro figli e – per questo – concedano loro ospitalità fra le proprie coltri».
Ma cosa spinge adolescenti e pre-adolescenti sotto i piumini di mamma e papà? «Colpa della pressione che vivono ogni giorno a causa dei social media e che mette alla prova la loro autostima», conferma Fiegel, «questo li porta a cercare sicurezza dai genitori».
Quella dei bambini che dormono con i genitori, stando agli esperti, è un fenomeno sempre più presente: «Alle elementari i casi sono tantissimi», spiega Susanna Fischer terapista famigliare a Stadelhofen, la causa? Secondo lei è la mancanza di attenzione durante la giornata: «La disponibilità emotiva dei genitori è diminuita enormemente. Fra lavoro e smartphone si dà sempre meno ai figli e loro durante la notte tentano di recuperare».
«Non si esageri è a rischio la gerarchia» - Co-sleeping, un bene o un male? «In caso di incubi, malattia o altri problemi il fatto di ospitarli nel letto ci può stare», spiega sulle pagine del Coop Zeitung lo psicoterapeuta Henri Guttmann, «ma non dovrebbe diventare un'abitudine – che abbiano 6, 8 o 13 anni – altrimenti c'è il rischio che i figli possano sentirsi gerarchicamente sullo stesso livello dei genitori».