Giovani e giovanissimi in cura psichiatrica sono raddoppiati negli ultimi dieci anni, le loro storie: «La mattina non riuscivo ad alzarmi dal letto»
ZURIGO - Giovani e giovanissimi vittima di stress e ansia, tanto da dover necessitare di cure psichiatriche e/o psicoterapia. Il (preoccupante) ritratto dell'Osservatorio svizzero della salute vede un'impennata di casi negli ultimi dieci anni: da 27'580 (2006) a 48'300 (2017).
Al contempo c'è un raddoppio (e più) dei casi di 18enni che si presentano ai servizi ambulatoriali di pischiatria. In crescita anche i numeri di ricoveri minorili: dal 2012 al 2017 si va da 3'400 a 5'100. In un caso su tre, i dottori diagnosticano disturbi gravi come depressione o manie.
Quel mostro nero che si chiama depressione - «Quando avevo 16 anni, la mattina non riuscivo ad alzarmi dal letto», racconta a 20 Minuten Victoria* (oggi 24enne) e si dava frequentemente malata e non frequentava il suo tirocinio: «Soffrivo di ansia perché pensavo di dover essere perfetta, ed ero depressa perché avevo l'ansia, insomma: un circolo vizioso».
Una volta perso il posto, il crollo: «Ho pensato più volte di farla finita». Dopo un ricovero in ospedale e terapia in clinica può dire di essersi rialzata: «La depressione però farà sempre parte di me, così come la paura di fallire».
«Da quando ho memoria mi hanno sempre bullizzato» - «Sono finito in clinica a 16 anni», racconta invece Daniel* (oggi 21enne), «mi ci ha mandato mio papà, mi facevo schifo tutto, volevo morire».
Nel suo caso tutto parte dal bullismo: «Mi hanno bullizzato da quando ho memoria, sono sempre stato un solitario. Mi picchiavano, mi insultavano, dicevano che non valevo nulla. Riguardandosi indietro, punta il dito contro la scuola: «Non hanno mai fatto niente per aiutarmi... Se sono intervenuti, lo hanno fatto sempre troppo tardi».
La psichiatra: «Situazione preoccupante» - Dagmar Pauli, primaria di psichiatria dell'Ospedale universitario di Zurigo, parla di una vera e propria epidemia: «Sempre più spesso abbiamo in cura ragazzi delle scuole che soffrono di ansia, alcuni hanno già avuto dei burnout.
Sono costantemente sotto pressione per apparire al top: a scuola, dove non possono sgarrare, ma anche nella vita privata. E qui c'entrano i social network. Devi essere bellissimo/a, fare un sacco di cose interessanti da postare su Instagram e rispondere a tutti su WhatsApp».
Ma i genitori, dove sono? «È questa la cosa più drammatica, non ci sono nemmeno loro, assorbiti dall'online: fra vita lavorativa e relazioni personali. Il loro comportamento si ripercuote direttamente quello dei ragazzi. Le famiglie difficilmente hanno tempo di rilassarsi assieme», conclude Pauli.
*nomi noti alla redazione