La misura è stata ordinata lo scorso anno dall'Ufficio federale di polizia
BERNA - L'anno scorso l'Ufficio federale di polizia (Fedpol) ha ordinato per la prima volta l'espulsione di due persone a causa dei loro presunti legami con la mafia italiana. Nel 2019 sono stati in totale quattro i casi di uomini che hanno subito questo provvedimento, volto a garantire la sicurezza interna ed esterna della Svizzera.
Le altre due persone sono sospettate di terrorismo. Un ricorso è comunque ancora possibile presso il Tribunale amministrativo federale (TAF), ha indicato oggi all'agenzia Keystone-ATS Anne-Florence Débois, portavoce di Fedpol, confermando informazioni della "NZZ am Sonntag".
La lotta contro la mafia italiana è un tema ricorrente che terrà occupate le autorità anche nel 2020, ha aggiunto l'addetta stampa. A novembre il Consiglio federale ha affermato che si tratta di uno dei pilastri della strategia quadriennale riguardante la battaglia contro la criminalità.
Oltre alle espulsioni, Fedpol ha pronunciato quindici divieti di entrata nel Paese nei confronti di persone condannate per la loro appartenenza alla mafia nella vicina Penisola. A essere presente in territorio elvetico è in particolare la 'ndrangheta calabrese, una cui cellula era stata smantellata a Frauenfeld nel 2016.
All'epoca, quindici italiani domiciliati in Svizzera erano finiti in manette nei cantoni di Turgovia, Zurigo e Vallese. Si trattava di individui attivi nel traffico di droga e armi.
In totale, dal 2016, Fedpol ha ordinato l'espulsione di 23 persone in virtù di un articolo della Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione. Tali rinvii, non sempre possibili, sono decisi sulla base di sospetti e non è necessaria alcuna condanna precedente.
Di questi 23, sei si trovano ancora in Svizzera, fra cui cinque iracheni. Ciò perché non si può rispedire in patria qualcuno se rischia di subire torture oppure altri trattamenti o pene crudeli e disumani.