Il coronavirus ha mietuto la prima vittima e si sta diffondendo in tutta la Svizzera
Secondo un epidemiologo fermare il contagio sarà molto difficile e quasi tutta la popolazione elvetica potrebbe entrare in contatto con il virus.
BERNA - Il coronavirus ha mietuto la prima vittima in Svizzera: una 74enne è morta nel canton Vaud. Intanto l'epidemia si va diffondendo - ormai interessa quasi tutti i cantoni - e secondo uno specialista non è probabilmente più arrestabile, ma è necessario rallentarla per evitare il collasso sanitario.
La prima vittima - La donna morta nelle prime ore di oggi era ricoverata da martedì al Centro ospedaliero universitario (CHUV) di Losanna. Era una persona ad alto rischio, in quanto soffriva di una malattia cronica. Aveva difficoltà respiratore e le autorità hanno precisato che la salute della donna è drammaticamente peggiorata in poco tempo nel corso della notte. Si presume che si sia infettata in Nord Italia.
Nuovi cantoni toccati - Il contagio è sempre più esteso: Zurigo segnala sei nuovi casi, per un totale di diciannove, e anche cantoni periferici quali Giura e Appenzello Esterno hanno oggi annunciato i primi malati. Le autorità hanno deciso ulteriori restrizioni alle manifestazioni: la città di Coira ha pronunciato un divieto per eventi con oltre 50 persone. I Grigioni presentano complessivamente undici persone malate, tutte in Alta Engadina. La statistica giornaliera dell'Ufficio federale della sanità pubblica - che censisce i casi confermati - conteggia 87 individui affetti dal morbo: si trovano tutte in isolamento. Numerose persone sono in quarantena nelle loro abitazioni, mentre oltre 3000 sono risultate negative al test.
L'epidemia non si ferma - L'epidemia non può probabilmente essere fermata, prima o poi quasi tutta la popolazione elvetica dovrebbe entrare in contatto con il virus, afferma l'epidemiologo Marcel Salathé del Politecnico federale di Losanna (EPFL). A suo avviso è quindi da attendersi un inasprimento delle misure di contenimento. «La cosa più importante ora è guadagnare tempo», ha spiegato in un'intervista all'agenzia di stampa Keystone-ATS. Da un lato per sviluppare un vaccino e medicine che potrebbero contenere la diffusione del virus e proteggere i gruppi a rischio; dall'altra per evitare di sovraccaricare il sistema sanitario.
Situazione da non banalizzare - L'esperto invita a non banalizzare la situazione. «Chi dice che è come l'influenza stagionale si sbaglia». Il tasso di mortalità è di circa dieci volte superiore; inoltre, a differenza dell'influenza stagionale, non esiste nessun vaccino e nessuna immunità nella popolazione. Alcuni sperano che il numero d'infezioni diminuisca con temperature più calde. «Ma questa potrebbe rimanere solo una speranza», mette in guardia lo specialista. Il virus si sta infatti diffondendo anche in regioni calde, come Singapore.
Conseguenze economiche - Al di là degli aspetti sanitari la preoccupazione è forte anche per le conseguenze economiche che si prospettano. Il consigliere federale Guy Parmelin ha oggi incontrato a Berna i rappresentanti delle associazioni economiche e dei sindacati. Non è stata presa alcuna decisione: è comunque emerso un consenso sulla necessità di superare insieme la crisi e di preservare i posti di lavoro, ha osservato capo del dipartimento federale dell'economia. Riguardo alle prossime misure, «non vi sono tabù», ha aggiunto.
Lavoro ridotto e altri strumenti - Le aziende possono già avvalersi dello strumento del lavoro ridotto, che si è dimostrato valido in passato: il periodo in cui è possibile percepire indennità per la disoccupazione parziale potrebbe essere esteso da 12 a 18 mesi, ma secondo il ministro UDC è ancora troppo presto per prendere in considerazione questo aspetto. L'idea di un piano di stimolo economico è stata descritta dalla maggior parte dei partecipanti alla tavola rotonda come «non la migliore linea d'azione», ha indicato Parmelin. Il 60enne si è detto anche scettico riguardo alla possibilità d'istituire un fondo di compensazione, un'idea ventilata da alcuni parlamentari.