Il Direttore del DFAE ha precisato che l'obiettivo primario è quello di prendersi cura delle persone vulnerabili
Per questo il Paese ha bisogno «di una terapia intensiva che funzioni, di macchine che funzionino e di personale»
BERNA - Le autorità elvetiche la scorsa domenica hanno chiesto all'Italia di garantire che i frontalieri potessero passare il confine per lavorare nella Confederazione. Lo ha indicato a Parigi il consigliere federale Ignazio Cassis, in visita in Francia per incontrare il ministro dell'Europa e degli affari esteri francese (MEAE) Jean-Yves Le Drian, ritornando sulla decisione del governo italiano di "chiudere" la Lombardia e altre province.
L'Italia non ha impedito ai cittadini della Lombardia di andare a lavorare in Ticino: «Siamo noi ad aver chiesto loro di garantire che ciò fosse possibile», ha detto Cassis in un incontro con la stampa a Parigi al termine della sua visita. Dopo le prime misure adottate domenica, ieri il governo italiano ha indicato che tutto il Paese è diventato «zona protetta».
Secondo il ticinese, «l'obiettivo deve essere quello di prendersi cura delle persone più vulnerabili. Abbiamo bisogno di una terapia intensiva che funzioni, di macchine che funzionino e di personale».
«Francia, Italia e Germania sanno fino a che punto il nostro sistema sanitario in Svizzera dipende da queste forze di lavoro straniere», ha aggiunto il capo del dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Rispondendo a una domanda, ha negato che i Paesi limitrofi alla Confederazione abbiano voluto impedire al personale di cura di recarsi in Svizzera per lavorare.
Non solo coronavirus - Cassis ha concluso oggi la visita di due giorni a Parigi, dove ha incontrato il suo omologo francese. Al centro dei colloqui le questioni transfrontaliere, l'accordo quadro con l'Ue e l'attualità internazionale con la diffusione del coronavirus. In questo ambito, la Confederazione si aspetta un maggior coordinamento in Europa.
Cassis ha ringraziato Le Drian per l'assistenza fornita dalla Francia al rimpatrio di cittadine e cittadini svizzeri dalla provincia di Hubei in Cina, ha indicato il DFAE in una nota odierna, precisando che la collaborazione fra Stati è «essenziale» per contenere a diffusione del virus.
Il consigliere federale si è poi recato al Centro di crisi e di sostegno del Ministero francese per osservare la gestione dell'epidemia da parte della Francia. «Vorremmo avere un maggior coordinamento per evitare che vengano applicate misure contraddittorie», ha affermato Cassis, chiedendo «coerenza» a livello europeo nelle misure da adottare.
Sulla carenza di mascherine a livello internazionale, il consigliere federale ha ricordato che la Confederazione non è al momento toccata da questo problema e ha invitato a riflettere sulla dipendenza da alcuni Paesi come la Cina per la produzione di materiale indispensabile.
Accordo quadro e iniziativa UDC - Il Consiglio federale intende consolidare e ampliare la via bilaterale concludendo un accordo istituzionale con l'Unione europea, aggiunge il comunicato. In questo ambito, Cassis ha informato Le Drian sullo stato di avanzamento del dossier europeo. I punti critici rimangono ancora la protezione dei salari, gli aiuti di Stato e la direttiva sulla libera circolazione dei cittadini Ue.
Nel suo incontro con l'omologo francese, il capo del DFAE ha messo sul tavolo anche l'iniziativa popolare del prossimo 17 maggio sulla libera circolazione delle persone.
Se la gente dovesse accettare questa iniziativa, ha avvertito Cassis, "per effetto domino, probabilmente ci troveremmo di fronte a una grave crisi nei nostri rapporti con l'Ue. Ed è per questo che il governo e il Parlamento svizzero chiedono al popolo svizzero di votare no", ha aggiunto.
I due ministri degli affari esteri hanno inoltre discusso dello sviluppo dell'aeroporto di Basilea-Mulhouse, della cooperazione bilaterale in materia di polizia, difesa e sicurezza, nonché di altre questioni transfrontaliere. Cassis e Le Drian si sono poi incentrati sulle questioni di attualità internazionale: dai flussi migratori al confine greco alla situazione in Medio Oriente e in Sahel, nell'Africa sub-sahariana.
Svizzera e Francia intrattengono relazioni intense, con un volume di scambi - nel 2019 - pari a 38 miliardi di franchi.