Il sostituto capo dell'esercito ha lodato la professionalità dei militi chiamati in servizio.
Alcuni di loro però non hanno risposto alla chiamata. Allertata la Polizia militare
BERNA - La maggior mobilitazione dell'esercito dalla Seconda guerra mondiale in aiuto alle autorità civili prosegue liscia come l'olio. Lo ha dichiarato stamattina il sostituto del capo dell'esercito, Aldo Schellenberg, a radio DRS, lodando la professionalità dei soldati chiamati in servizio. Qualcuno però sta facendo orecchie da mercante.
Frattanto, il portavoce dell'armata, Daniel Reist, ha detto a Keystone-ATS che ben 12 cantoni - il primo dei quali il Ticino già la settimana scorsa - hanno chiesto il sostegno della truppa per far fronte all'epidemia di coronavirus. In totale si tratta di 60 richieste di sostegno in diversi settori. Il Consiglio federale ha messo a disposizione fino a 8 mila militi.
Stando a Schellenberg, sono entrati in servizio finora i due terzi dei militi. Non ci sono dati precisi, ma si calcola che i soldati che hanno risposto alla chiamata oscillino tra i 2 e 3 mila. A tale proposito, la polizia militare si occupa di quelle persone che non hanno dato segni di vita, ha sottolineato Daniel Reist.
I soldati sono stati messi in allerta via SMS: l'80% ha risposto "presente" nello spazio di un'ora. L'esercito ha fatto uso anche dell'app Alertswiss, e anche la televisione pubblica è coinvolta nella mobilitazione.
I soldati sostengono le autorità cantonali soprattutto nel settore sanitario. Anche i militi sono esposti però al rischio di contrarre la malattia: stando a Reist, finora l'armata annovera 10 casi del genere.
Schellenberg ha sottolineato che vengono rispettate le indicazioni del governo riguardanti le norme igieniche. Gli alloggiamenti dei soldati vengono ispezionati per verificare se le prescrizioni igieniche possono essere rispettate: in ogni caso, ha precisato Schellenberger, si fa di tutto per evitare che i soldati debbano dormire nei bunker.