Il Consiglio federale ha comunicato nuovi allentamenti e presentato la nuova app di tracciamento: «Arriva a fine giugno»
Le funzioni religiose potranno infatti riprendere dal prossimo 28 maggio, mentre da inizio giugno anche gli orari per il personale sanitario torneranno alla normalità. Parmelin: «Cifre storiche: 190.000 aziende hanno chiesto il lavoro ridotto».
BERNA - La situazione nel nostro Paese riguardo le infezioni da Covid-19 è da considerarsi stabile, nonostante oggi si sia verificato un leggero aumento nei contagi rispetto agli scorsi giorni. La curva dei contagi, a ogni modo, resta sempre piuttosto piatta e il rallentamento costante della pandemia fa ben sperare per il futuro. Per fare il punto sulla situazione relativa all'emergenza coronavirus si è tenuta - oggi a Berna - la consueta conferenza stampa con alcuni membri dell'esecutivo federale. Il primo a prendere la parola è stato il Capo del dipartimento dell'Interno Alain Berset che ha dapprima fatto il punto sulla situazione epidemiologica. «Da tre settimane, ovvero quando sono scattate le prime riaperture, le cifre sono incoraggianti. Le nuove infezioni sono basse. Non è però ancora ora di rilassarsi. Non dobbiamo inciampare poco prima della linea del traguardo. Continuiamo a rispettare le regole per guardare con fiducia ai mesi estivi».
App pronta a fine giugno - Berset ha poi parlato della nuova app per il tracciamento degli spostamenti volta a limitare i contagi. «Potrebbe essere pronta per fine giugno», sottolinea Berset precisando che il Consiglio federale ha adottato una modifica di legge - che dovrà venir avvallata dal Parlamento durante la sessione estiva - per permettere alle autorità di usarla. «Quello che non vogliamo è tornare in lockdown. Per questo riteniamo importante tracciare i contatti per meglio seguire lo sviluppo dei contagi».
A titolo volontario - I dati ricavati dalla app - rinominata SwissCovid - serviranno comunque unicamente a informare le persone sull'eventualità di un contagio da coronavirus. Scaricarla però non sarà obbligatorio. «La protezione dei dati è garantita in ogni momento - precisa Berset - in quanto essi sono salvati in modo decentralizzato e il sistema non rileva la posizione dei partecipanti. Nelle prossime settimane daremo il via a un test pilota». Le specifiche tecniche e il codice sorgente sono pubblici e non appena il sistema non sarà più necessario alla lotta contro il coronavirus, il Consiglio federale ne sospenderà l'esercizio.
«La seconda ondata? Non sarà come la prima» - Per quanto riguarda un'eventuale seconda ondata, Berset non si espone. «Molto probabilmente non sarà paragonabile a quella che abbiamo già affrontato. Prima non sapevamo nulla di questo virus e nel frattempo abbiamo imparato molto. Nessuno sa cosa succederà, ma i futuri passi che compiremo li faremo partendo da una base completamente diversa. In fondo in questi mesi è stato il virus a dare la velocità alle nostre decisioni».
Funzioni religiose dal 28 maggio - Il Governo ha pure deciso di allentare ulteriormente le misure anti pandemiche e consentire di nuovo dal 28 maggio i servizi di tutte le religioni. «La popolazione - precisa Berset - ha bisogno di poter celebrare le funzioni religiose. Viste le buone cifre di queste settimane abbiamo quindi deciso di autorizzare battesimi, matrimoni, messe e celebrazioni sette giorni prima del previsto. Naturalmente le misure di protezione e distanziamento dovranno essere sempre rispettate». Le comunità dei credenti hanno quindi una settimana di tempo per dotarsi di piani di protezione e per garantire la ricostruzione delle catene d'infezione. «Ieri abbiamo avuto un incontro con il Consiglio svizzero delle religioni ed esponenti delle principali comunità». L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha elaborato un piano generale di protezione per questo settore. «Non abbiamo però previsto - precisa Berset - un numero massimo di persone che potranno presenziare nel luogo di culto. Fondamentale sarà mantenere la distanza fisica».
Vaccino - Per consentire alla popolazione di disporre in modo equo il più presto possibile di un vaccino sicuro ed efficace, il Consiglio federale ha inoltre deciso di accelerarne la ricerca e lo sviluppo. Ha incaricato il Dipartimento federale dell'interno (DFI) di avviare, insieme a quello della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), negoziati con i produttori di vaccini. «Per ora - ha sottolineato il Ministro dell'interno - non abbiamo ancora una cura. In merito al vaccino il mio Dipartimento ha preso contatto con diverse ditte svizzere. Faremo naturalmente una selezione. Quello di Lonza è comunque uno dei progetti che seguiamo, ma non è il solo. Il nostro obiettivo è di avere quanto prima l'accesso. Quello che conta è il prodotto finale visto che in tutto il mondo ci sarà una richiesta fortissima». I costi per le dosi necessarie e per le misure atte a garantirne la disponibilità sono stimati a circa 300 milioni di franchi, che potranno presumibilmente essere attinti dai crediti già approvati per la lotta contro il coronavirus. Sul tema dei vaccini è poi intervenuto anche il delegato dell'UFSP per il Covid-19 Daniel Koch: «L'OMS sta già monitorando la situazione della distribuzione del vaccino quando questo sarà pronto. La comunità internazionale farà di tutto per garantire che la distribuzione sia equa e uniforme e che i vaccini non finiscano tutti nelle mani di alcuni singoli Paesi».
Personale ospedaliero - Dato che nella maggior parte dei reparti degli ospedali la situazione è nel frattempo ritornata alla normalità, dall'inizio di giugno saranno ripristinate per il personale ospedaliero le ore di lavoro e di riposo stabilite dalla legge, ha concluso il Consiglio federale.
Sostegno alla popolazione - La parola è in seguito passata al collega di Governo e responsabile del Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca Guy Parmelin che ha presentato ulteriori aiuti finanziari per la popolazione. Da una parte un pacchetto di 65 milioni per asili nido e istituzioni per la custodia di bambini, dall'altra un finanziamento aggiunto di 14.2 miliardi per l'assicurazione contro la disoccupazione.
Quasi due milioni di persone in lavoro ridotto - «Le cifre di questa crisi sono storiche», precisa Guy Parmelin. «Ci sono 190mila aziende che hanno chiesto il lavoro ridotto e un milione 940mila lavoratori confrontati con questo provvedimento». Ed è per questo motivo che il Governo ha deciso di aumentare gli aiuti per la disoccupazione. «La percentuale dei disoccupati, passata dal 2.5 di marzo al 3.4 di aprile, è destinata a salire ancora. Io stimo che si arrivi a superare il 4% entro la fine 2020». Queste cifre hanno inevitabilmente pesato come un macigno sulle casse dell'assicurazione contro la disoccupazione che, senza rapidi interventi, «presenterebbe a fine anno un passivo di oltre 16 miliardi». Berna si assumerà quindi i costi del lavoro ridotto per il 2020 e proporrà al Parlamento un credito straordinario di 14,2 miliardi.
La data che ancora non c'è - Anche per quanto riguarda la riapertura della frontiera con l'Italia, il Consiglio federale non si espone. «Ne stiamo discutendo», precisa Berset interpellato da un giornalista. «Una decisione verrà comunicata mercoledì 27 maggio. Ma quel che è certo è che non saremo condizionati, né ci faremo dettare i tempi dai Paesi vicini».