Con l'aumento dei casi, il contact tracing è al limite della capacità
L'infettivologo Andreas Cerny: «Fondamentalmente l'epidemia non è ancora sotto controllo»
ZURIGO - «La seconda ondata di coronavirus è già arrivata». È quanto afferma Michael Kretschmer, ministro presidente della Sassonia. Ne abbiamo parlato con Andreas Cerny, medico specialista in malattie infettive alla Clinica Moncucco di Lugano, che ci ha detto: «La seconda ondata sta arrivando anche in Svizzera». Insomma, la tendenza è al rialzo: se fino a un paio di settimane fa a livello nazionale si registravano una ventina di casi accertati, ora su sette giorni la media giornaliera è superiore ai cento. «Ma non abbiamo ancora dei numeri così alti come in Israele».
Come mai, dottor Cerny?
«Attualmente stiamo evitando un forte aumento dei contagi in particolare grazie al contact tracing. E sono d'aiuto anche altre misure, tra cui l'obbligo di mascherina sui mezzi pubblici. E anche disposizioni cantonali, come l'obbligo di mascherina nei negozi a Ginevra e per il personale di servizio nella ristorazione in Ticino. Ma nel momento in cui non si riuscirà più a stare al passo con il contact tracing, si perderà rapidamente il controllo della situazione. Ed è quindi probabile che persone infette non saranno allertate e continueranno a vivere normalmente la loro vita. A quel punto il numero dei contagi tornerà ad aumentare in maniera esponenziale».
Per quanto tempo il contact tracing funzionerà ancora?
«Al momento funziona ancora bene. Ma ci sono dei segnali di stress. Per esempio nei Grigioni, dove per il contact tracing si è dovuti ricorrere a collaboratori che normalmente svolgono altri compiti. Si sta arrivando al limite. L'attività di contact tracing è impegnativa e richiede molto tempo».
Secondo il bollettino di ieri dell'Ufficio federale della sanità pubblica, tra venerdì e sabato in Svizzera sono stati registrati 148 nuovi contagi. Quanto è preoccupante l'aumento dei casi?
«Preferiremmo avere dei dati a due cifre. A malapena due settimane fa il numero di riproduzione di base era pari a 1, ossia ogni persona malata ne infettava un'altra. Nel frattempo questo valore è aumentato. Fondamentalmente, l'epidemia non è ancora sotto controllo. Nonostante ciò, i dati sono relativamente stabili. Questo è un aspetto positivo».
Ma i nuovi contagi continueranno ad aumentare?
«Dipende dalla velocità d'intervento in caso di focolai locali, per esempio con l'introduzione di un obbligo di mascherina nei locali chiusi. Finora la strategia ha funzionato molto bene. I medici cantonali hanno già dell'esperienza alle spalle».
Dove si nascondono dei rischi?
«Un problema potrebbero essere i viaggi all'estero. In particolare per quelle persone che rientrano in Svizzera da paesi a rischio. Il fatto che l'obbligo di quarantena venga verificato a campione comporta un certo rischio per un aumento di casi importati. Ma anche eventi in cui non può essere rispettata la regola della distanza rappresentano un rischio. Si parla per esempio di feste in discoteca o di campi estivi per giovani. Se i contact tracer sono confrontati con una lista di centinaia di persone, giungono velocemente ai loro limiti».