Ecco perché oggi 250 motociclisti hanno "occupato" il passo del Gottardo
Innervositi per due iniziative parlamentari, i biker non ci stanno: «Siamo per il rispetto della quiete pubblica, ma vogliono espropriarci le nostre moto».
AIROLO - Sembra la calata dei barbari. E invece quella tenutasi oggi sulla strada del passo del Gottardo è una manifestazione pacifica, assicurano gli organizzatori. Per far valere un diritto democratico.
L'iniziativa, lanciata dal gruppo Fighter Friends, è scattata questa mattina. Circa 250 motociclisti, tra cui anche diversi membri dell'Associazione motociclisti ticinesi. A bordo delle loro Harley, Triumph e Ducati, si sono dati appuntamento sul Passo per protestare contro due iniziative parlamentari che vogliono ridurre i decibel sulle strade.
Un problema, quello dei rumori molesti, che tocca anche il Ticino, dove nelle scorse settimane la Polizia cantonale ha annunciato una serie di controlli mirati a tutela della quiete pubblica. Anche nell'ambiente degli automobilisti, non sono mancati i malumori.
A far innervosire gli amanti delle due ruote, però, è stata una proposta di legge della consigliera nazionale Gabriela Suter (Ps/Ag), che con due atti parlamentari ha chiesto l'introduzione di radar anti-rumore sulle strade svizzere, e il divieto di circolazione per le moto che superano i 95 decibel.
«La nostra è una protesta silenziosa» ha dichiarato al Blick Bernardo Hanisch, presidente della comunità motociclistica Fighter Friends, al fianco di Blick TV. «Vogliamo dimostrare che noi motociclisti siamo una famiglia e che non lasciamo che il nostro hobby ci venga portato via».
L'associazione, che settimana scorsa aveva organizzato un'analoga manifestazione davanti a Palazzo Federale, si dice «contraria ai rumori molesti» e non approva chi arreca disturbo al prossimo. «I motociclisti devono mostrarsi coscienziosi, e dimostrare rispetto» concorda Hanisch.
Il punto controverso è proprio il limite dei 95 decibel, modellato su un divieto analogo introdotto in Austria, nella regione del Tirolo. «Di fatto - osserva Hanish - metterebbe fuori uso gran parte del parco circolante. Equivarrebbe ad un esproprio collettivo».