Caduta l'accusa di ripetuta istigazione al suicidio nei confronti di Ludwig A. Minelli.
Il ricorso è stato invalidato da un grave errore commesso dalla procura che non ha rispettato i tempi.
ZURIGO - Ludwig A. Minelli, fondatore dell'organizzazione di assistenza al suicidio Dignitas, è definitivamente prosciolto dall'accusa di ripetuta istigazione al suicidio. Un grave errore commesso dal pubblico ministero ha infatti invalidato il ricorso in appello e reso definitiva la sentenza di prima istanza.
Nel giugno 2018 il Tribunale distrettuale di Uster (ZH), aveva assolto Minelli dalle accuse di di ripetuta istigazione al suicidio e di usura e gli aveva concesso un risarcimento di 135'000 franchi a carico dello Stato. Secondo la corte, l'accusa non era stata in grado di provare un indebito arricchimento dell'imputato.
In occasione della pubblicazione della sentenza, il procuratore pubblico aveva detto di aver voluto un processo esemplare per l'aiuto al suicidio e aveva annunciato l'intenzione di ricorrere in appello. Ora la suprema corte cantonale, al termine di un procedimento avvenuto per iscritto a causa della pandemia, ha decretato che il ricorso presentato dall'accusa non è valido, senza occuparsi delle accuse mosse al fondatore di Dignitas.
Motivazione accusa giunta in ritardo - Il procuratore pubblico ha infatti compiuto un errore madornale, non rispettando la scadenza entro la quale avrebbe dovuto motivare il ricorso. Sarebbe bastata la data del timbro postale (entro il 15 giugno 2020), ma la segretaria della Procura zurighese ha consegnato il documento al servizio interno di consegna degli atti, invece di spedirlo per posta. Lo precisa il Tribunale cantonale nella sentenza pubblicata oggi.
I documenti sono pervenuti alla Corte il 17 giugno, con due giorni di ritardo, e sono quindi stati considerati nulli: concretamente ciò corrisponde a un ritiro del ricorso. La sentenza dell'istanza inferiore (il Tribunale distrettuale di Uster) diventa così definitiva.
Il pubblico ministero ha annunciato che rinuncerà al diritto di ricorso al Tribunale federale. Ha precisato di aver tentato in tutti i modi, dopo aver scoperto l'errore, di far accettare le motivazioni del ricorso: purtroppo il Tribunale cantonale non ha considerato nulla, limitandosi a confermare la sentenza di primo grado.
«In dubio pro reo» - Si tratta di una «seccatura», ha precisato l'accusa. Soprattutto se si considera che quella di prima istanza non era stata un'assoluzione con formula piena. Il tribunale aveva infatti sentenziato in base al principio «in dubio pro reo», ossia «nel dubbio (la decisione va) a favore dell'imputato», rilevando che non è compito di Minelli giustificare i suoi motivi altruistici, ma spetta all'accusa provare che abbia agito per motivi egoistici. «Il procuratore non ci è riuscito», aveva affermato il presidente della corte motivando l'assoluzione.
Minelli e la sua organizzazione erano accusati di aver agito a scopo di lucro in relazione alla morte di tre cittadine tedesche che si erano rivolte a Dignitas nel 2003 e nel 2010, incassando molto più del dovuto.