Il celebre epidemiologo Marcel Salathé, spara contro il Governo federale su come sta gestendo la crisi Covid.
Sotto accusa il rilevamento dei contatti e la perdita di tempo prima di arrivare ad avere i risultati del test. «È necessario un cambiamento di attitudine, poiché il virus non segue gli orari d'ufficio dei funzionari».
BERNA - Marcel Salathé è uno dei più noti immunologi svizzeri. Ha avuto un ruolo importante nello sviluppo dell’App Swiss-Covid, e da diversi mesi ha un atteggiamento fortemente critico nei confronti del Consiglio federale e di come stia gestendo l’informazione e l’approccio verso il problema coronavirus.
Nel corso di un'intervista ai giornali del gruppo Tamedia ha vuotato il sacco e ha puntato il dito contro Berna. «Abbiamo un alto tasso di crescita del virus e non riusciamo a tenerlo sotto controllo. La dinamica va completamente nella direzione sbagliata» ha dichiarato Salathé. Con il rilevamento dei contatti in particolare, "non funziona praticamente nulla, da nessuna parte", ha sottolineato l'epidemiologo.
«In questo modo non avremo il virus sotto controllo» - Salathé ritiene incomprensibile che trascorrano diversi giorni prima di avere i risultati del test. "Perché scendono sempre nei fine settimana e risalgono sempre il mercoledì?", si chiede. "In molti casi bisogna aspettare due o tre giorni per il risultato del tampone e poi ancora altri due o tre giorni prima che si raggiungano le persone con cui l'infetto è stato a contatto", critica l'epidemiologo, aggiungendo che in tale periodo il virus circola e colpisce altre persone. «Sembra quasi che il virus debba adattarsi agli orari di ufficio di lavoro dei vari funzionari». Sarebbe invece importante puntare sulla velocità dei test, perché: «efficace significa veloce» ha affermato. "Operativamente si tratta di attività a livello cantonale", ritiene Salathé, che poi aggiunge: "I cantoni devono ripensare il loro approccio, e qualcuno deve finalmente battere i pugni sul tavolo".
Per Salathé ci sarebbe un altro problema, ed è quello della digitalizzazione, un pianeta ancora troppo lontano per Berna. «Abbiamo una forte carenza a livello digitale. Per alcuni processi essenziali, lo Stato si trova in una situazione precedente all'età della pietra». Il fatto che l’Ufficio federale della Salute pubblica (UFSP) comunichi via fax è semplicemente “inaccettabile”. Salathé è un fiume in piena. Dato che Berna ha dormito sul settore della digitalizzazione, secondo l’epidemiologo, ci potrebbero essere ulteriori problemi al di là della pandemia del coronavirus. «Attualmente abbiamo una crisi sanitaria, domani forse un attacco informatico».
A onor del vero anche l’App Swiss-Covid alla cui creazione ha contribuito lo stesso Marcel Salathé, non sta avendo granché successo. Nell’intervista l’epidemiologo respinge le critiche sul fatto che sono poche le persone che l’hanno scaricata e si difende: «Siamo migliori dei nostri paesi vicini. Abbiamo il 25% di download, i tedeschi sono fermi al 20% e i francesi con un infelice 2%».