È l'appello di Amnesty in vista dell'imminente viaggio del Consigliere federale in Iran.
La Ong è in particolar modo preoccupata per l'uso sistematico della tortura contro le voci critiche al regime
BERNA - In occasione della sua imminente visita in Iran, il consigliere federale Ignazio Cassis dovrebbe mettere in cima alla propria agenda la discussione sui diritti umani. Lo chiede la sezione svizzera di Amnesty International, secondo cui l'ondata di repressione nel Paese non può essere ignorata durante le celebrazioni del centenario delle relazioni diplomatiche tra Berna e Teheran.
Cassis si recherà nella capitale iraniana da sabato a lunedì proprio per onorare la ricorrenza. Il ticinese incontrerà nel corso della sua visita il presidente Hassan Rohani e il ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif. Da ricordare che la Confederazione svolge nell'area l'importante ruolo di potenza protettrice, ad esempio rappresentando gli interessi degli Usa in Iran dal 1980.
Secondo l'ong però, più che concentrarsi sui festeggiamenti, Cassis dovrebbe fare la voce grossa col governo di Teheran. «Gli chiediamo di prendere posizione sulle terribili violazioni dei diritti umani contro manifestanti pacifici», afferma, citato in una nota diramata oggi, Michael Ineichen, responsabile Advocacy della sezione elvetica di Amnesty. A preoccupare è in particolare l'uso sistematico della tortura contro le voci critiche.
«In qualità di Stato ospite del Consiglio dei diritti umani dell'Onu, la Svizzera dovrebbe esprimersi con forza» sull'argomento, esortando i leader iraniani a «rispettare i principi fondamentali del diritto internazionale», prosegue Ineichen. Gli osservatori indipendenti devono essere autorizzati a visitare il Paese per indagare su arresti, sparizioni, torture e uccisioni, aggiunge.
Verificatesi in varie città dallo scorso autunno e tuttora in corso, le proteste, innescate dall'aumento del prezzo del carburante, sono degenerate provocando numerose vittime e arresti. Sul bilancio effettivo dei morti le fonti discordano: si va da qualche centinaio a ben oltre un migliaio.
A irritare Amnesty è inoltre la «sistematica impunità» di cui godono i colpevoli: anche in questo caso Berna è invitata a farsi sentire. Tra le vittime della «grave repressione», precisa l'ong, ci sono alcuni importanti difensori dei diritti umani, tra cui l'avvocata Nasrin Sotoudeh che, detenuta dalle autorità, ha iniziato un nuovo sciopero della fame.