L'uomo pensava di essere stato tradito e che il figlio non fosse suo.
Il Tribunale federale ha confermato anche l'espulsione dalla Svizzera per 15 anni.
VAUD - Condanna a 15 anni di reclusione e ad altrettanti di espulsione dalla Svizzera confermata per un cittadino eritreo che nel maggio 2017 per gelosia aveva tentato di uccidere la moglie incinta. Dopo il tribunale d'appello del canton Argovia, anche il Tribunale federale (TF) ha riconosciuto l'uomo colpevole di tentato assassinio e tentata interruzione della gravidanza.
L'eritreo aveva più volte ferito la moglie con un coltello da carne, l'aveva colpita alla testa con una bottiglia di whisky e tentato di soffocarla con un cuscino sul viso. L'imputato sospettava, a torto, che la moglie lo tradisse con un altro uomo e che il figlio da lei avuto non fosse il suo.
La donna è scampata per un pelo alla morte, stando alla sentenza pubblicata oggi dal TF. La Corte di diritto penale ha quindi respinto il ricorso dell'uomo contro la condanna a 15 anni pronunciata in seconda istanza nei suoi confronti, confermandola e convalidando pure l'espulsione dal Paese per 15 anni.
Estrema violenza - I giudici losannesi hanno sottolineato «l'estrema violenza» esercitata dall'uomo contro la moglie per un motivo inesistente. La Corte ritiene che i fatti giustifichino la condanna per tentato assassinio. La pena pronunciata non dà adito a dubbi, anche se per i giudici la reclusione di 15 anni è una sanzione «piuttosto severa».
Il Tribunale federale non vede motivi per rinunciare all'espulsione obbligatoria dell'uomo. Nella fattispecie non vi sono i presupposti per un caso di rigore. La corte giudica persino «quasi cinica» l'affezione alla sua famiglia invocata dal ricorrente per giustificare la sua permanenza in Svizzera.