L'infettivologo Cristoph Berger commenta le raccomandazione dell'UFSP: «I tamponi siano solo l'ultimissima risorsa»
Ancora dubbi riguardo agli adolescenti: «Non abbiamo ancora capito come mai, con loro, il virus si comporta diversamente»
BERNA - Le nuove raccomandazioni emanate dall'UFSP riguardo ai bambini di età inferiore ai 12 anni non sono particolarmente restrittive: se non ci sono sintomi acuti, il bambino può andare a scuola anche con il raffreddore e il mal di gola (in allegato le raccomandazioni nel dettaglio).
Una linea guida, posta dalla Confederazione, che tiene in considerazione gli imminenti malanni stagionali così come il fatto che la fascia in questione, è considerata non a rischio.
Troppo poco zelo oppure giusto così? Prova a fare chiarezza sulla questione l'infettivologo del Kinderspital di Zurigo Cristoph Berger, che il binomio bambini e Covid lo sta studiando dall'inizio della pandemia: «L'approccio dell'UFSP è quello giusto», spiega intervistato dal TagesAnzeiger, «è una strategia pratica visto che stanno arrivando i mesi invernali dove le infezioni alle vie respiratorie sono la norma. Non possiamo tirare fuori un tampone ogni volta che salta fuori un sintomo, sarebbe un delirio».
Il test Covid, infatti, deve essere davvero un'extrema ratio: «A deciderlo in ultima istanza sarà il medico di famiglia, dal quale bisogna andare solo se il bambino ha una febbre persistente e un elevato grado di malessere. Prima è giusto telefonare, deciderà lui. Evitiamo di farci prendere da isterismi, altrimenti rischiamo il sovraccarico. In ogni caso una volta finita la febbre, potrà tornare a scuola. Chi ha un mal di gola o starnutisce, invece può andare a scuola senza problemi». E per quanto riguarda i sintomi gastrointestinali? «Anche quelli sono la norma per i bambini, e vige sempre la regola della febbre e tosse persistente. Se ci sono, chiamate il medico».
Un po' meno chiaro il da farsi con gli adolescenti: «Purtroppo sì, è un dato di fatto. A un certo punto, dipende dall'individuo, il grado di infettività del Covid-19 cambia se si hanno fra gli 11 e i 19 anni di età. Non sappiamo esattamente né quando, né perché. È probabile che abbia a che fare con la pubertà. Gli adolescenti possono essere tanto contagiosi quanto gli adulti».
Per i nonni quest'anno, sarà meglio fare un po' più d'attenzione quando il bimbo è malato: «Dipende sempre dall'età dei nonni e se hanno malattie pregresse. In ogni caso è meglio essere un po' più prudenti quest'anno. Vero è che è più probabile che a contagiare i nonni siano i genitori piuttosto che i bambini».