In italiano non si possono "rompere i piedi" a qualcuno, ma in francese sì.
Esistono anche espressioni che non si possono tradurre da una lingua all'altra. Un viaggio linguistico ideato da Nicole Bandion.
LUGANO - "Ün viadi e 4 servezzans – 4 piccioni con una fava – D’une pierre 4 coups – 4 Fliegen mit einer Klappe". È questo il titolo del libro uscito settimana scorsa nelle librerie della Svizzera, che in maniera umoristica compara i modi di dire delle quattro regioni linguistiche. Un modo inconsueto di entrare in contatto con le lingue nazionali, ma soprattutto con le culture.
Il libro è stato ideato da Nicole Bandion, con lo scopo di mettere in luce alcuni dei modi di dire che caratterizzano le quattro lingue nazionali, con le proprie singolarità e similitudini. Così si scopre che se in italiano diciamo "Rompere le scatole a qualcuno", in francese dovremmo dire "Rompere i piedi a qualcuno (Casser les Pieds à quelqu'un)", in tedesco "Andare sulla sveglia a qualcuno (Jemandem auf den Wecker gehen)" mentre in romancio "Far venire le 24 a qualcuno (Far neir las vantgaquatter ad ensatgi)". Il concetto rimane lo stesso, ma la storia e l'evoluzione dei modi di dire nelle varie lingue possono differire. Infatti la didascalia che spiega l'origine delle espressioni idiomatiche non è una semplice traduzione da una lingua all'altra, ma è arricchita da aneddoti e spiegazioni legate alla cultura del posto. È dunque divertente leggere le spiegazioni anche in francese, tedesco e romancio, per cogliere le peculiarità e i sottintesi.
Ma come è nata l'idea di questo particolare libro quadrilingue? «Stavo lavorando alle "Settimane della Svizzera italiana", e andavo nei licei del resto del Paese per confrontare la lingua italiana con quella del luogo» prosegue Nicole Bandion. «Abbiamo lavorato da subito con gli studenti, e chiedevamo loro di indicare i modi di dire, i falsi amici e gli elvetismi nelle varie lingue. Così abbiamo iniziato a raccogliere del materiale, e ci siamo detti che sarebbe stato interessante raggruppare tutti questi dati, rielaborandoli con l'aiuto di linguisti».
Non traducibile - Leggendo il libro si scopre anche che alcuni modi di dire non sono "traducibili" da una lingua all'altra. L'idea figurata che si forma nella mente del parlante non esiste nelle altre lingue. D'altronde come si potrebbe tradurre "Non vedere l'ora?", o ancora "Eine Fahne haben"? «La mia espressione non traducibile preferita è "Abbiamo fatto 30, facciamo 31". È un concetto che non esiste nelle altre lingue. Sembra che solamente chi parla italiano fa sempre un po' di più. Ed è un modo di dire che mi ha anche aiutato nella stesura del libro, spronandomi a continuare» racconta l'autrice del libro.
Ma perché ci si è concentrati proprio sui modi di dire? «Inizialmente pensavo di fare dei libricini tematici sugli elvetismi, i falsi amici, e appunto, i modi di dire. Proprio questi ultimi avevano un approccio più semplice e allo stesso tempo di maggiore impatto. E poi quando si impara una nuova lingua, i modi di dire solitamente arrivano per ultimi, ma sono molto importanti per potersi esprimere».
Illustrazioni - Il libro è stato arricchito da illustrazioni, per far capire immediatamente al lettore ciò di cui narra l'espressione (e allo stesso modo ci fa rendere conto di quanto siano particolari certi modi di dire che utilizziamo tutti i giorni). E anche per la parte più visiva ci si è affidati a illustratori provenienti da tutti e quattro gli angoli della Svizzera.
«Sono vignette comiche, ed è bello vedere come questo tipo di umorismo sia però universale. Io sono svizzera francese e la vignetta del modo di dire "Non vedere l'ora" di Corrado Mordasini mi ha fatto morire dal ridere. E poi grazie alle immagini è più facile imparare e ricordarsi i modi di dire anche nelle altre lingue» prosegue Nicole Bandion.
Traduttori troppo automatici - Il libro vuole anche essere un aiuto a tutti coloro che stanno imparando una lingua a non incappare in errori di traduzione frettolosa. Anche perché oggi i traduttori automatici, anche se in constante miglioramento, non riescono ancora a tradurre tutti i modi di dire. Google Translate ancora oggi traduce in francese "Avere le fette di salame sugli occhi" con "Avoir des tranches de salami sur les yeux". E trovare anche dei modi di dire simili tra le varie lingue non è stato un lavoro facile. «Quante volte ci siamo detti che non erano esattamente gli stessi modi di dire. È anche per questo che abbiamo deciso di avere le spiegazioni delle espressioni riferite alla lingua stessa».
Il rovescio delle lingue - Gli studiosi che hanno lavorato al libro hanno anche voluto dare maggiore risalto alle lingue meno utilizzate in Svizzera, come il romancio e l'italiano. Pertanto le traduzioni dei modi di dire vengono presentate quasi sempre evitando il classico ordine tedesco, francese, italiano, romancio, ma al contrario. Anche se a volte questo ordine è stato sospeso per "scontrarsi" con più lingue.
Schede didattiche - Parallelamente sono state elaborate delle schede didattiche destinate agli insegnanti di italiano (lingua seconda), che possono essere scaricate gratuitamente dal sito www.quadrilingui.ch. Si tratta di un progetto didattico pilota «per promuovere l'insegnamento delle lingue nazionali in un'ottica plurilingue». Le schede sono nate da una prima idea abbozzata da studentesse e studenti dell’Alta scuola pedagogica dei Grigioni (ASPGR) nell’ambito di un modulo di glottodidattica dell’italiano. A partire da questa prima bozza un gruppo di lavoro dell’ASPGR, guidato da Valeria Manna e al quale ha partecipato anche Francesca Cangemi, ambedue attive all’ASPGR, ha sviluppato delle schede didattiche incentrate su quattro modi di dire tratti dal libro.
Un approccio in cui le lingue vengono prese nel loro insieme potrebbe essere dunque il futuro dell'insegnamento in Svizzera? Abbiamo girato la domanda al professor Vincenzo Todisco, professore di didattica integrata del plurilinguismo, Alta scuola pedagogica dei Grigioni.
«Sì, un approccio olistico e integrato all’insegnamento delle lingue dovrebbe essere il futuro della didattica. L’idea di base è che le lingue non possono più essere insegnate in scompartimenti separati. Ogni apprendente parte con un insieme di preconoscenze linguistiche, relative alla propria lingua madre o ad altre lingue, che può sfruttare per l’apprendimento di altre lingue. “Le lingue parlano tra di loro” diceva Umberto Eco e questo vale in modo particolare per l’insegnamento delle lingue straniere, tanto più in un paese come la Svizzera che si distingue per il suo multilinguismo».
Come sta l'italiano in Svizzera oggi?
«Questa è una domanda alla quale non si può rispondere in modo univoco. Misurare lo stato dell’italiano ai vari livelli e nei vari ambiti della società è un’operazione molto complessa. Quello che si può dire è che l’italiano non esiste solo nel suo territorio di riferimento, vale a dire in Ticino e nel Grigioni italiano, che come sappiamo compongono la Svizzera italiana, ma più della metà di chi parla italiano vive al di fuori della Svizzera italiana. Soprattutto in tale contesto l’italiano assume lo statuto di lingua minoritaria e come tale, pur essendo una lingua nazionale (e nei Grigioni anche cantonale), ha bisogno di essere difesa, sostenuta e promossa. In questo senso c’è sempre molto da fare, nel mondo della scuola, dell’amministrazione pubblica, dei media e della cultura, affinché l’italiano possa veramente dirsi lingua nazionale a tutti gli effetti. Varie istituzioni si stanno dando da fare per migliorare la situazione dell’italiano in Svizzera e nel suo piccolo questa pubblicazione vuole dare un contributo alla diffusione dell’italiano e a un dialogo tra le regioni linguistiche della Svizzera. Anche qui, come per la didattica, la comprensione reciproca è fondamentale: al di fuori del suo territorio l’italiano avrà più peso e incontrerà meno difficoltà quanto più sarà conosciuto, capito e apprezzato anche nelle altre regioni linguistiche».