Le app di tracciamento non sono mai veramente decollate, né da noi né all'estero, questo potrebbe essere il loro momento
L'esempio è il caso dell'italiana Immuni con la sua recente impennata di download
BERNA - «Mi mangia troppa batteria», «Sul mio telefono non va», «E poi se mi arriva il "bip", cosa devo fare?", «Non mi va, perché così controllano i miei spostamenti».
Sono queste alcune motivazioni, condivisibili o meno ma che sicuramente avrete già sentito, che hanno accompagnato la scelta di (diversi) di non utilizzare la tanto nominata SwissCovid. L'app di tracciamento è recentemente riuscita a evitare pure un referendum che ne prendeva di mira le basi legali.
Sebbene le autorità siano soddisfatte, non si può davvero dire che SwissCovid sia un successone. Attualmente, parola di Alain Berset, l'hanno installata 2,5 milioni di svizzeri (su una popolazione di 8,57 milioni di abitanti). I problemi di funzionalità ci sono e, per molti, non è davvero chiaro come funzioni e a cosa serva.
Con l'incombente "seconda ondata", però, le cose potrebbero cambiare con un aumento importante dei download. A suggerirlo quanto successo recentemente in Italia per l'app Immuni, anche quella con qualche difficoltà a imporsi e che ha trovato nel nuovo boom di contagi una nuova fortuna.
Negli ultimi sette giorni l'applicazione è stata scaricata da 1,4 milioni di persone, il che porta i download a superare quota 8,1 milioni. Si tratta del 15% della popolazione italiana con più di 14 anni, riferisce Repubblica. Sempre parlando di cifre, le notifiche inviate sono 8'300 e gli utenti risultati positivi 477.
Il caso degli Stati Uniti - Gli Stati Uniti non hanno deciso di lanciare una app di tracciamento dei contatti unica a livello federale, così gli Stati stanno procedendo in ordine sparso.
Sono 10 le applicazioni attualmente in funzione e altre sette entità statali pensano di aggiungersi alla lista, riferisce la rivista Time. Il tutto con la consapevolezza che si tratta di uno strumento sì utile, ma non risolutivo per combattere il dilagare della pandemia - come insegna l'esperienza europea.
Quello dell'Asia e della Corea - Come si spiega, invece, il maggior successo avuto in Asia e lampante in una nazione come la Corea del Sud? In una questione di bilanciamento tra diritto alla salute e alla privacy, rileva il magazine: l'app coreana ha rilevato una maggiore catena di contatti ma la protezione dei dati personali è stata inferiore a quella degli strumenti adottati in Europa.
Un'arma tra le tante - In sostanza, secondo Time, le app come SwissCovid funzionano in un contesto globale di contrasto alla pandemia, che prevede una disponibilità di tamponi (e la maggior rapidità possibile nell'avere i risultati), un'infrastruttura sanitaria efficiente (in grado d'intercettare i contagiati in una fase precoce, evitando così i ricoveri in cure intense) e un'informazione alla popolazione efficace e capillare.