Con gli attuali provvedimenti, in Svizzera il fattore di riproduzione del virus è sceso allo 0,78
La direttrice dell'UFSP è ottimista: «Si osserva un'inversione di tendenza»
BERNA - Obbligo di mascherina negli spazi pubblici, divieto di manifestazioni, chiusura di discoteche e limitazioni nei ristoranti. Sono questi i principali provvedimenti anti-coronavirus adottati in Svizzera a livello nazionale alla fine di ottobre (poi in determinati cantoni sono state introdotte misure più severe). E l'obiettivo è di evitare un nuovo lockdown nazionale.
Ora sembra che la scelta fatta dalla Confederazione stia dando gli effetti desiderati, come riferisce l'edizione odierna della SonntagsZeitung. Lo si evince dai più recenti dati del Politecnico federale di Zurigo in merito al fattore di riproduzione, che sarebbe infatti sceso allo 0,78 (questo significa che una persona malata ne contagia meno di una). Lo scorso 12 novembre il fattore era all'1,78. E Martin Ackermann, presidente della taskforce nazionale Covid-19, aveva affermato che era necessario scendere sotto lo 0,8.
L'epidemiologo Thomas Cerny, interpellato dal domenicale, invita comunque a non abbassare la guardia: «Si sta andando nella direzione giusta, ma i cantoni che registrano ancora un numero molto alto di nuove infezioni devono continuare a mantenere i provvedimenti volti a proteggere la popolazione».
Si rilevano infatti importanti differenze regionali. A Basilea Città, per esempio, il fattore di riproduzione è attualmente pari all'1,13: si tratta del valore più alto in Svizzera. È per questo che per domani a Basilea Città è stata ordinata la chiusura di ristoranti, bar, centri fitness e piscine. Misure, questo, che resteranno in vigore almeno fino al prossimo 13 dicembre.
Il fattore di riproduzione è invece calato molto rapidamente, negli ultimi dieci giorni, in quei cantoni dove sono state adottate le misure più severe. Si parla infatti di Ginevra, Giura, Friburgo e Vallese, come riporta la Nzz am Sonntag.
La gestione della pandemia - Per quanto riguarda la gestione della pandemia nel nostro paese, in un'intervista pubblicata ieri dalle testate di CH Media ha preso la parola David Nabarro, inviato speciale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per la lotta al Covid-19: secondo l'esperto la Svizzera avrebbe perso tempo prezioso durante l'estate e critica pertanto la gestione della pandemia.
Si mostra invece ottimista Anne Lévy, dallo scorso ottobre direttrice dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP): in un'intervista pubblicata sull'odierna edizione del SonntagsBlick parla infatti di «un'inversione di rotta». E ritiene che si stia andando nella direzione giusta. In merito alle critiche avanzate da Nabarro, Lévy afferma che «nessuno prevedeva un così rapido aumento dei casi».