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SVIZZERAOndata di fallimenti? Per ora no, ma le misure anti-Covid aiutano gli "zombi"

10.12.20 - 11:14
Nel 2020 il numero di bancarotte è al momento minimo, grazie agli aiuti statali, ma occhio al 2021
Keystone
Fonte ats
Ondata di fallimenti? Per ora no, ma le misure anti-Covid aiutano gli "zombi"
Nel 2020 il numero di bancarotte è al momento minimo, grazie agli aiuti statali, ma occhio al 2021
La società Creditreform presume che gli aiuti abbiano prolungato la sopravvivenza di aziende che erano già sull'orlo del baratro ("zombie company")

ZURIGO - Non vi è ancora un'ondata di fallimenti aziendali in Svizzera, nonostante il coronavirus: al contrario, le misure di sostegno statale stanno comprimendo il numero di bancarotte, che nel 2020 potrebbe risultare il più basso dell'ultimo decennio. Ma il 2021 rischia di presentarsi assai diverso.

L'analisi è della società di informazioni economiche Creditreform, che oggi ha pubblicato i dati relativi a novembre: essi confermano la tendenza che si osserva ormai da marzo, quando è scoppiata la pandemia. Nell'undicesimo mese dell'anno hanno depositato i bilanci 590 aziende, il 13% in meno dello stesso mese del 2019.

La parte del leone delle chiusure è rappresentata dalle insolvenze (394, - 20%), mentre un calo minore (-8% a 196) è stato rilevato per le lacune nell'organizzazione (articolo 731b del Codice delle obbligazioni). Per quanto riguarda il primo ambito spicca la flessione ancora più marcata (-31% a 95) concernente le ditte che hanno come proprietario un imprenditore dell'Unione europea.

Sull'arco dell'intero periodo gennaio-novembre i fallimenti aziendali sono stati 5604 (-13%), di cui 3861 insolvenze (-17%). Il numero delle bancarotte per incapacità di far fronte ai pagamenti dovrebbe quindi alla fine dell'anno situarsi a circa 4100, il valore più basso da dieci anni, affermano gli specialisti di Creditreform.

Si può presumere che gli aiuti finanziari come i prestiti ponte e gli indennizzi per il lavoro ridotto abbiano prolungato la sopravvivenza a diverse aziende che erano già sull'orlo del baratro (e che in ambito anglosassone vengono definite "zombie company").

Stando agli specialisti gli effetti della crisi del Covid-19 sulle insolvenze sono difficili da valutare: un futuro aumento annuale del 40-50%, fino a superare quota 7000, viene comunque definito "uno scenario non irrealistico". Il momento in cui l'ondata di fallimenti colpirà le aziende dipenderà però anche dall'ulteriore evoluzione della crisi.

Le bancarotte di privati sono per contro in aumento: in novembre si sono attestate a 693, con una progressione del 7% su base annua. Nei primi undici mesi il dato ha raggiunto 7551 (+1,3%). Sommando fallimenti private e aziendali si arriva alla cifra totale di 1283 (-3%), per il mese, e di 13'158 (-6%), per gli undici dodicesimi dell'anno.

Dove si muore comunque si nasce anche. E sul fronte delle nuove iscrizioni aziendali si sta osservando un fenomeno che non appariva necessariamente prevedibile, vale a dire un aumento: in novembre le nuove realtà inserite a registro di commercio sono state 4177, il 15% in più dello stesso mese del 2019. Nei primi undici mesi la crescita è del 4% a 41'765. Secondo Creditreform il 2020 si potrebbe così chiudere superando la "soglia magica" di 45'000, mai raggiunta nella storia.

La popolazione di imprese è destinata a espandersi in modo netto: nel periodo gennaio-novembre sono infatti anche diminuiti gli stralci di ditte (-10% a 25'619). La crescita netta delle società iscritte è stata così di 16'146 (+36%).

Creditreform non ha pubblicato dati disaggregati regionali.

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COMMENTI
 

Meck1970 3 anni fa su tio
E che cosa si pensava? Purtroppo siamo solo all'inizio. C'è gente che continua a dire che bisogna chiudere.

pillola rossa 3 anni fa su tio
Risposta a Meck1970
Sono i pensionati e gli statali i maggiori fan del chiudiamo tutto. Anche loro dovrebbero restare a casa, ma senza rendita o stipendio. Così magari si svegliano...

Luca 68 3 anni fa su tio
gli indipendenti devono essere aiutati meglio, le indennità ipg non bastano, e i criteri non sono ragionevoli, quando si calcola una perdita del 55%, tanti indipendenti sé togli anche solo il 20% hanno bisogno di aiuto per riuscire a sopravvivere.

F/A-19 3 anni fa su tio
Quando le aziende dovranno cominciare a restituire i prestiti COVID capiremo la reale situazione. Personalmente penso che chi già era in difficoltà andrà a fallire lasciando sul campo le migliori aziende. Chi alla fine sopravviverà a questi prossimi 4 anni potrà definirsi azienda solida a cui fare affidamento.
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