I numeri sono preoccupanti e i posti in terapia intensiva praticamente esauriti.
I responsabili delle strutture ospedaliere zurighesi si sono riuniti per fare il punto della situazione.
BERNA - Gli ospedali zurighesi sono vicini al collasso. Già sabato, nell'Ospedale universitario di Zurigo, erano solo tre i letti liberi nel reparto di terapia intensiva. Ieri, la conferma con un dato altrettanto allarmante: 535 persone ospedalizzate nel cantone più popoloso della Svizzera. Il numero più alto dall'inizio della pandemia. E poi ancora altre cifre da brivido: 41 decessi in 72 ore e 99 persone in cure intense. L'occupazione dei letti di terapia intensiva, ormai, ha raggiunto quasi il 100%. Esistono capacità di riserva, ma soltanto per casi isolati, avvertiva l'Associazione degli ospedali zurighesi (VZK).
«1% del personale in isolamento o quarantena» - Per fare il punto della situazione, oggi, si sono riuniti i rappresentanti delle strutture ospedaliere zurighesi. Gregor Zünd, CEO dell'Ospedale universitario di Zurigo (USZ), ha descritto una situazione allarmante: «Attualmente abbiamo 101 dipendenti in isolamento o in quarantena, ovvero l'1% del personale. Abbiamo dovuto chiudere le sale operatorie per aprirle ai pazienti Covid», ha spiegato sottolineando come la collaborazione tra gli ospedali al momento stia funzionando bene.
«Non siamo preparati a resistere ancora per molto» - André Zemp, direttore dell'ospedale Triemli di Zurigo, riferisce di 65 pazienti Covid nella sua struttura, 13 dei quali nel reparto di terapia intensiva. «La situazione richiede un grosso sforzo», afferma Zemp. «Abbiamo già dovuto posticipare 100 interventi - prosegue -. E non siamo preparati a resistere a una lunga maratona».
Deficit di personale - «Abbiamo iniziato la seconda ondata con una carenza del 10% di personale specializzato», ha sottolineato Zemp. Il suo timore, inoltre, è che i nostri dipendenti si dimettano perché non più in grado sopportare lo stress.
Anche il direttore dell'ospedale cantonale di Winterthur, Rolf Zehnder, snocciola dati preoccupanti: «Abbiamo 56 pazienti Covid-positivi, 11 nel reparto di terapia intensiva. Siamo preoccupati per l'evoluzione di questa seconda ondata». «Al momento abbiamo solo 4 letti per pazienti non Covid», ha specificato poi Zehnder. Anche qui si stanno chiudendo le sale operatorie e il carico di lavoro sui dipendenti, nelle ultime settimane, è notevolmente aumentato. A pesare, inoltre, è l'assenza di prospettive di miglioramento nel breve termine.
Ridurre i contatti - Secondo Zehnder, ora è particolarmente importante ridurre i contatti. Zünd ha aggiunto: «È nostro dovere rendere i politici consapevoli della drammaticità della situazione». Intanto le cifre continua a salire. «E lo faranno ancora», è convinto.
Rischi per gli sport invernali - Si pone poi il problema di chi si infortuna sciando. «Se continuano a salire i pazienti covid-positivi, sarà difficile prendersi cura degli appassionati di sport invernali feriti», sottolinea Zünd.
Operazioni rinviate - L'USZ, intanto, sta cercando di recuperare il ritardo sulle operazioni urgenti che sono state rinviate. A Winterthur sono gli interventi del reparto di cardiochirurgia i primi ad essere stati rimandati. «Più a lungo durerà la pandemia, più aumenterà il numero di operazioni che dovranno essere posticipate», ha specificato Zehnder.
Tre persone per un malato - Secondo Gabi Brenner, responsabile del personale infermieristico all'USZ, sono necessari tre dipendenti per ogni persona infetta da Coronavirus. «Siamo in una maratona e non sappiamo quanto ancora durerà. L'incertezza sulla durata della pandemia è estremamente stressante per il nostro personale».
In caso di emergenza, comunque in ospedale - Zehnder si rivolge alla popolazione: «Le persone che hanno un'emergenza medica devono rivolgersi a noi nonostante la situazione». Zünd gli fa eco: «Abbiamo saputo che alcuni pazienti non si sono rivolti a noi e che si sono aggravati in modo preoccupante. Non deve accadere».