Alcuni gruppi radicali contrari alle misure anti-coronavirus invocano un attacco a Berna
L'Ufficio federale di polizia (Fedpol) ne è a conoscenza: «Prendiamo sul serio le minacce»
BERNA - «Il Consiglio federale ha tradito il popolo», «il Consiglio federale deve essere fermato», «bisogna tarpargli le ali», «assaltiamo Palazzo Federale!».
Sono alcune delle frasi di rabbia, d'odio e di minaccia che si leggono negli ultimi giorni su alcuni social media, in particolare su determinati gruppi Telegram in cui si riuniscono i più radicali e più scettici rappresentanti della frangia dei "corona-scettici".
Infatti, la decisione sulla stretta delle misure anti-Covid presa lo scorso mercoledì dalla Confederazione non è andata giù a tutti, e c'è chi è arrivato a minacciare Palazzo Federale: un vero e proprio assalto che prende come modello quello avvenuto al Campidoglio, negli Stati Uniti, lo scorso 6 gennaio.
Per una Svizzera "senza traditori" - Per sfuggire ai «traditori della patria», tra i quali vengono elencati i giornalisti, i poliziotti e le autorità, il nucleo dei più radicali si organizza in piccoli gruppi di Telegram, alcuni dei quali privati.
Si definiscono "patrioti della Svizzera", l'ultima "solida resistenza" alla "dittatura del Covid", e le minacce sono dirette anche ai Consiglieri federali. Minacce concrete, con tanto di indirizzi pubblicati e condivisi tra gli oltre 50 membri di uno di questi gruppi.
Minacce prese sul serio - Vista l'escalation di violenza, le crescenti intimidazioni degli scettici del coronavirus hanno raggiunto anche l'attenzione dell'Ufficio federale di polizia (Fedpol).
«Dall'inizio della pandemia si è osservato un aumento delle minacce contro i politici e gli uffici federali» ha confermato la portavoce della Fedpol, Cathy Maret, al quotidiano 20 Minuten. «Questo ci preoccupa molto nell'ambito della protezione del Consiglio federale, dei parlamentari o anche di Palazzo Federale».
L'analisi delle minacce, spiega Maret, tiene conto anche di ciò che accade nel regno digitale, per questo tali minacce vanno prese sul serio. «Le analisi degli attacchi terroristici all'estero dimostrano che i discorsi d'odio nello spazio virtuale possono trasformarsi in violenza nella realtà», ha detto Maret. «Noi analizziamo costantemente la situazione di minaccia per i membri del Consiglio federale e forniamo loro consulenza sulle misure di sicurezza da attuare».
Una bolla ideologica - «Il pericolo rappresentato dai più radicalizzati non va sottovalutato», ha ribadito Marko Kovic, esperto in scienze sociali specializzato in teorie cospirative.
«Alcune di queste persone si stanno riunendo da mesi nei loro gruppi online, isolate dagli altri punti di vista, e si stanno radicalizzando sempre più», ha spiegato Kovic. Insomma, «si comportano come una setta, scambiandosi minacce concrete e di violenza tra di loro e alimentandosi le proprie convinzioni a vicenda».