Lo pensa oltre la metà della popolazione elvetica, come emerge da un recente sondaggio di 20 minuti e Tamedia
In generale i cittadini ritengono comunque che le misure adottate dal Governo siano adeguate. Ma secondo un 38% degli interpellati, si poteva fare di più
BERNA - Ristoranti e strutture per la cultura chiusi sino alla fine di febbraio. E in più: obbligo di telelavoro e chiusura dei negozi che non vendono beni di prima necessità. Sono queste le misure decise dal Consiglio federale che sono scattate lo scorso 18 gennaio per fare fronte alla situazione epidemiologica in Svizzera, in particolare con l'arrivo delle nuove e più contagiose varianti del virus.
Quasi una persona su tre (30%) ritiene che con la sua più recente decisione, il Governo federale abbia agito correttamente. Ma il 38% degli interpellati pensa che si poteva fare di più. È quanto emerge da un sondaggio di 20 minuti e Tamedia, che tra il 18 e il 19 gennaio 2021 ha interpellato oltre 15'000 persone provenienti da tutta la Svizzera.
Un giro di vite sullo sci - Il lockdown scattato da poco più di una settimana non riguarda per esempio le scuole. E nemmeno i comprensori sciistici, la cui apertura - anche con la comparsa di focolai in strutture alberghiere - continua a far discutere. Ma se la situazione dovesse peggiorare e richiedere quindi altre misure, è proprio allo sci che si dovrebbe dare un taglio. Lo pensa il 55% degli interpellati.
E tra gli ulteriori provvedimenti che andrebbero valutati in caso di un peggioramento della situazione epidemiologica si contano anche l'obbligo di tampone per entrare in Svizzera (53%), i test di massa per la popolazione (42%) e la chiusura delle frontiere (39%). In linea con il parere della Conferenza svizzera dei direttori dell'educazione, è meno popolare la possibilità di chiudere le scuole (35%).
Vaccini, ma senza privilegi - Nel frattempo in tutta la Svizzera prosegue la campagna di vaccinazione contro il coronavirus, che nella maggior parte dei cantoni (anche in Ticino) è cominciata lo scorso 4 gennaio. Sinora il preparato è stato somministrato a quasi 170'000 persone, secondo i dati diffusi lo scorso venerdì dall'Ufficio federale della sanità pubblica. Nel nostro paese non è previsto un obbligo di vaccinazione (una misura che comunque è ben vista, perlomeno per i gruppi a rischio, dal 26% degli interpellati).
Ma è pensabile un allentamento delle restrizioni valido soltanto per coloro che sono stati immunizzati? No, i vaccinati non devono godere di nessun privilegio, secondo il 47% dei cittadini. Per il 24% si potrebbero invece prevedere degli allentamenti in determinati contesti ben definiti, come per esempio l'accesso a manifestazioni sportive o in ristoranti. L'11% ritiene inoltre che una misura del genere andrebbe introdotta in caso che il tasso di persone vaccinate resti troppo basso.