Da un sondaggio della Camera di commercio circa 28'000 collaboratori potrebbero essere vaccinati sul posto di lavoro.
Una quarantina delle 70 imprese ha già istituito programmi di vaccinazione contro l'influenza stagionale. «Per accelerare la campagna vale la pena guardare a queste aziende».
LOSANNA - Le grandi aziende vodesi sono favorevoli alle vaccinazioni dei propri dipendenti, stando a un sondaggio della Camera di commercio e dell'industria del canton Vaud (CVCI). Circa 28'000 collaboratori potrebbero potenzialmente essere vaccinati sul posto di lavoro.
La CVCI ha condotto l'inchiesta la settimana scorsa presso le imprese affiliate e che contano oltre 100 collaboratori. Dai risultati emerge che circa 70 aziende sono disposte a organizzare la vaccinazione nei loro locali. E questa cifra potrebbe ancora aumentare, si legge in una nota odierna.
Un elenco delle imprese interessate è stato trasmesso alle autorità vodesi. Esso comprende segnatamente Bobst e Eldora, ha indicato oggi all'agenzia Keystone-ATS Philippe Miauton, vicedirettore della CVCI.
Per quanto riguarda le 70 imprese favorevoli, una quarantina ha già istituito programmi di vaccinazione contro l'influenza stagionale. Tra le grandi aziende, talune dispongono di locali sanitari o adibiti a infermeria con personale formato.
La CVCI spera che questa preparazione a monte consentirà di realizzare una vaccinazione estesa, non appena le dosi saranno disponibili. Per accelerare la campagna di vaccinazione, «vale la pena di guardare alle imprese», ha sottolineato Miauton, precisando che i contatti con il Consiglio di Stato continueranno.
Più in generale la CVCI - come il resto dell'economia - chiede un'accelerazione del ritmo delle vaccinazioni. Auspica inoltre che vengano ampliate le possibilità di test rapidi e approva la compagna per test a tappeto, sull'esempio di quanto già sperimentato nei Grigioni.
Oggi il Consiglio federale potrebbe proprio decidere di finanziare esami rapidi di massa in particolare in case anziani, istituti sanitari, scuole e determinate aziende. La CVCI ritiene invece «sproporzionata» la proposta dei presidenti dei partiti nazionali di attuare più controlli alle frontiere e test regolari ai frontalieri, per frenare il coronavirus.