I pernottamenti sono crollati di due terzi nell'ultima stagione. E il futuro non è roseo
BERNA - La pandemia ha colpito duramente anche i gestori di capanne del Club alpino svizzero (CAS): con un calo dei due terzi dei pernottamenti, la stagione invernale 2019/2020 è stata la peggiore da sempre. L'estate è invece andata meglio.
L'attività pasquale, molto importante per le capanne, è stata praticamente annullata a causa delle restrizioni legate al Covid, scrive oggi in una nota il Club Alpino Svizzero.
Tra novembre 2019 e aprile 2020, solo 24'000 persone hanno pernottato in una capanna CAS, con un calo del 66,3% rispetto alla precedente stagione invernale. Il crollo è stato ancora più importante nell'Oberland bernese (-82,7%) e in Vallese (-84,1%).
Nella stagione estiva, tra maggio e ottobre, i pernottamenti complessivi sono stati invece 241'560, in calo di soltanto il 3,5% sulla media degli ultimi dieci anni. Sul bilancio estivo ha influito anche il maltempo della seconda metà di settembre, che ha obbligato molte capanne a chiudere la stagione in anticipo.
Sull'arco dell'intera stagione 2019/2020, Il CAS ha registrato un totale di 265'597 pernottamenti. Ciò rappresenta una riduzione del 25% rispetto all'anno precedente. La contrazione maggiore si è registrata in Vallese (-32,2%).
Il fatturato complessivo legato ai pernottamenti è sceso del 21,2% a 6,78 milioni di franchi. Quello legato alle consumazioni nelle capanne è diminuito del 13,5% a 20,65 milioni di franchi.
Le perdite subìte dai gestori dei rifugi sono state attutite dal ricorso all'orario ridotto, dalle indennità per perdita di guadagno e dai fondi stanziati da Berna a sostegno dello sport.
Le sezioni del CAS hanno inoltre versato circa 265'000 franchi in meno al Fondo centrale per le capanne, mentre il personale ha potuto beneficiare di donazioni per un totale di 190'000 franchi.