Nessuna risposta dall'UFSP all'ambasciatore del Cremlino. L'UDC: «Pregiudizio culturale e politico»
Lo Sputnik V avrebbe «la stessa efficacia degli altri vaccini» secondo il deputato Roland Büchel. «La politica non c'entra». Ma pesano il caso Navalny e le pressioni delle organizzioni umanitarie
BERNA - Nessuno vuole lo Sputnik? L'ambasciatore russo in Svizzera ha bussato due volte alla porta dell'UFSP, nelle scorse settimane, per offrire il vaccino prodotto da Mosca. Per due volte non ha ricevuto risposta. Questo ha causato non pochi malumori tra parlamentari ed esperti, in un momento in cui la campagna vaccinale elvetica sembra essersi infilata in un collo di bottiglia.
«Un'unità di crisi non può permettersi di non dare una risposta» ha tuonato in settimana l'ex vice-direttore dell'UFSP Andreas Faller. L'ufficio di salute pubblica, ha sottolineato l'avvocato esperto in questioni sanitarie, è tenuto a valutare tutte le possibilità sul mercato. «Non farlo, in questa situazione, sarebbe imperdonabile».
Roland Rino Büchel, consigliere nazionale UDC e co-presidente del gruppo parlamentare Svizzera-Russia, sospetta che sul vaccino russo pesino dei pregiudizi culturali. Un effetto collaterale della Guerra Fredda- «C'è ancora una sfiducia diffusa, nella gente. Ma le autorità sanitarie dovrebbero ragionare diversamente» afferma. Se il vaccino Sputnik V è efficace come gli altri, perché non usarlo? «Il fatto che provenga da Putin non dovrebbe avere importanza».
Dietro alla freddezza dell'UFSP, secondo il deputato, ci sarebbe anche un motivo politico. Il timore che il Cremlino possa sfruttare l'approvazione da parte della Svizzera per motivi di propaganda. «Il rischio di essere utilizzati in modo improprio come strumento di propaganda non può essere completamente escluso» concede Büchel, che non chiude un occhio sulle violazioni dei diritti umani perpetrate in Russia.
Anche le associazioni umanitarie seguono la questione con interesse. Per Amnesty International la questione è «delicata». La ong sta spingendo per allentare la protezione dei brevetti in tutto il mondo, per permettere ovunque un migliore accesso ai vaccini.
Quanto a un accordo tra Svizzera e Russia, «qualsiasi cooperazione in campo sanitario non deve impedire a Berna di condannare il governo russo per l'arresto di Navalny e di altri prigionieri politici, così come per la brutale violenza della polizia contro i manifestanti pacifici» osserva il portavoce di Amnesty Reto Rufer. Al riguardo, la ong ha sollecitato il consigliere federale Ignazio Cassis a sollevare la questione nella prossima sessione del Consiglio dell'Onu per i diritti umani.
Dal canto suo l'UFSP ha assicurato a 20 Minuten di essere «in contatto con diversi produttori di vaccini» tra cui anche la Russia. Ma ricorda che prima di poter essere utilizzato in Svizzera, un preparato deve essere autorizzato da Swissmedic. «Qualità, sicurezza ed efficacia sono prioritari».