A marzo hanno fiutato il business e le hanno vendute a quasi 10 franchi l'una. Oggi c'è un'indagine in corso.
Jascha Rudolphi e Luca Steffen si raccontano per la prima volta.
ZURIGO - A marzo hanno chiesto da 8,50 a 9,90 franchi per una mascherina. Oggi sono milionari. Jascha Rudolphi e Luca Steffen, della Emix Trading GmbH, sono due giovani imprenditori che hanno fatto una fortuna importando dispositivi di protezione. Ad oggi ne hanno consegnati 300 milioni di pezzi in Europa, la maggior parte non in Svizzera, ma in altri paesi, Germania compresa.
I due non hanno la coscienza sporca. «Grazie a noi, milioni di medici, infermieri, poliziotti e pompieri sono stati protetti», commenta Rudolphi alla "NZZ". «Specie se si tiene presente che i nostri profitti sono stati ottenuti attraverso trattative lungimiranti, una logistica azzeccata e ordini importanti» aggiunge Steffen.
Secondo alcuni rapporti, tuttavia, le mascherine da loro fornite non erano solo troppo costose, ma anche inadeguate in termini di qualità (molte erano ammuffite) e di protezione. Emix ha venduto 700.000 pezzi prodotti dall'azienda egiziana Chemi Pharma Medical al governo federale. Si suppone che queste mascherine non fossero nemmeno realmente FFP2.
I giovani imprenditori zurighesi, che respingono le accuse al mittente, nel frattempo hanno trasferito la loro sede da Zurigo a Zugo per motivi fiscali. Si sono arricchiti sfruttando l'emergenza sanitaria? Loro dichiarano di essere stati influenzati dai prezzi di acquisto elevati, dagli importanti costi di trasporto e dalle restrizioni sull'esportazione. Nel frattempo, va detto, il Ministero pubblico zurighese ha avviato indagini contro ignoti con l'accusa di usura.
A far discutere, anche le Ferrari che Steffen e Rudolphi hanno esibito come premio per i loro affari. «Siamo stati insensibili» hanno ammesso. Riguardo l'accusa di essersi arricchiti con i soldi dei contribuenti, la loro risposta è stata: «Bisogna anche dire che abbiamo pagato tasse salate in Svizzera».