Il giovane delinquente ha fatto causa al Canton Zurigo chiedendo 40'000 franchi di risarcimento.
L'avvocato del 25enne punta il dito contro le «condizioni disumane di detenzione» vissute nella prigione di Pfäffikon nel 2017. Il legale del Cantone: «Minacciava di morte chiunque. La causa è assolutamente fuori luogo».
ZURIGO - Il giovane delinquente zurighese conosciuto con il soprannome di "Carlos" si è presentato oggi in tribunale in veste di accusatore. Il Tribunale distrettuale di Zurigo si è occupato di una causa intentata dal 25enne contro il Cantone.
"Carlos" - che nel frattempo preferisce farsi chiamare con il suo vero nome "Brian" - ha intentato una causa di responsabilità dello Stato. L'avvocato Markus Bischoff chiede per il suo assistito una riparazione di 40'000 franchi per le «condizioni disumane di detenzione» subite dal giovane nella prigione di polizia di Pfäffikon (ZH) agli inizi del 2017.
Il 25enne è stato condotto oggi in aula dal penitenziario Pöschwies di Regensdorf (ZH) e benché non fosse previsto, il giudice, vedendolo molto agitato, gli ha dato la possibilità di prendere la parola.
«Hanno cercato di spezzarmi con la durezza. Ma questo ha solo peggiorato le cose», ha detto nel suo breve intervento. «Essere tenuti in isolamento - ha aggiunto - ha un cattivo effetto sulle persone». Basta guardare la cella di colore rosa: «Ti fa impazzire».
L'avvocato del Cantone ha invece sostenuto nella sua arringa che il detenuto avrebbe avuto la possibilità di «comportarsi finalmente in modo corretto per una volta».
Ma nel periodo passato a Pfäffikon, "Carlos" era intrattabile. Minacciava di uccidere chiunque fosse entrato nella sua cella. «La sua distruttività era senza limiti». Motivo per cui, «questa causa di responsabilità dello Stato è fuori luogo».
La decisione del Tribunale distrettuale sulla riparazione chiesta dall'avvocato di "Carlos" sarà resa nota in data ancora da stabilire.
Secondo l'avvocato, il trattamento al quale il giovane delinquente è stato sottoposto nel gennaio 2017 rappresenta una violazione della Costituzione federale e dell'Art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che proibisce la tortura e i trattamenti disumani o degradanti.
Il giovane è stato detenuto a Pfäffikon dalla fine di ottobre 2016 al 26 gennaio 2017. A partire dal 6 gennaio è stato trasferito per 20 giorni nella sezione di sicurezza della prigione. Un'inchiesta amministrativa è in seguito arrivata alla conclusione che "Brian" ha subito durante quei 20 giorni trattamenti «in parte discriminatori e umilianti».
Il detenuto era costretto a dormire sul pavimento, senza un materasso, con le catene alle caviglie e senza la possibilità di fare una doccia. Non gli era permesso indossare vestiti, perché avrebbe intasato il bagno e allagato la cella. Gli è stato dato uno spazzolino da denti solo dopo dieci giorni perché avrebbe potuto usarlo come arma. E per nutrirsi aveva a disposizione solo panini.
Nel luglio 2017, presentando i risultati dell'inchiesta amministrativa, la consigliera di Stato Jacqueline Fehr (PS) aveva ammesso possibili errori da parte della giustizia, escludendo tuttavia fatti di rilevanza penale. Il Dipartimento di giustizia aveva inoltre deciso di sostituire il direttore del carcere di polizia di Pfäffikon.
"Carlos" è diventato un caso "nazionale" in seguito a un reportage televisivo del 2013, in cui si riferiva delle misure di presa a carico decise nei suoi confronti dalla giustizia minorile. In alternativa al piazzamento in una struttura chiusa, al giovane era stato messo a disposizione un appartamento di quattro locali e mezzo, con misure terapeutiche e assistenza 24 ore su 24, e anche la possibilità di seguire lezioni di boxe thailandese, la sua passione.
Il tutto a un costo di circa 29'000 franchi al mese: una cifra a prima vista esorbitante, ma paragonabile ai costi di una presa a carico in una struttura chiusa.
Il 25enne, che negli ultimi anni si è convertito all'Islam, ha problemi con la giustizia da quando aveva nove anni e ha alle spalle una lunga serie di condanne per reati violenti: in tutto più di 30, di cui due da maggiorenne. La vicenda più grave risale al 2011, quando accoltellò ripetutamente alla schiena un giovane, che riportò gravi ferite.
Il prossimo mese di maggio, "Carlos" sarà di nuovo sotto processo: dovrà rispondere davanti al Tribunale cantonale di una serie di aggressioni ai danni di secondini, poliziotti e altri detenuti.