Processo d'appello in Francia per evasione fiscale. Ma i dirigenti della banca negano ogni addebito
PARIGI - Nel processo d'appello di UBS per evasione fiscale in Francia, un ex manager della banca ha oggi invocato il segreto bancario svizzero, assicurando che l'istituto vi si è perfettamente attenuto.
«Non vi era nessun obbligo di verificare la situazione fiscale del cliente», ha indicato l'ex dipendente di UBS in tribunale, citato dall'agenzia di stampa AFP. E la banca ha agito nel rispetto della legge tra il 2004 e il 2012.
Anche Raoul Weil, ex numero tre del gruppo bancario, è stato interrogato. «Occorre tornare al 2008. A quel tempo non c'era l'obbligo di controllare la situazione fiscale dei clienti», ha detto Weil, secondo l'AFP. E «secondo la legge svizzera, non eravamo autorizzati ad aiutare attivamente un cliente nell'evasione fiscale».
La giustizia francese accusa UBS di aver incitato clienti francesi a nascondere denaro al fisco. L'istituto è sospettato di essere andato alla caccia di clienti in Francia, fra il 2004 e il 2012, per convincerli ad aprire in Svizzera conti non dichiarati alle autorità tributarie.
UBS, due anni fa, in prima istanza, era stata condannata a pagare 4,5 miliardi di euro per aver aiutato sistematicamente i clienti ad evadere il fisco. La banca aveva presentato ricorso contro la sentenza. Il processo d'appello è in corso dall'8 marzo. La banca chiede un'assoluzione.