I comprensori elvetici sono rimasti aperti per tutto l'inverno. Ma non si contano più contagi che all'estero
Secondo Svizzera Turismo, i piani di protezione hanno funzionato. E sono la base per la pianificazione dei prossimi inverni
BERNA - In Svizzera abbiamo sciato fino all'ultimo (e in alcuni comprensori la stagione invernale non è ancora terminata). Eppure sul fronte della pandemia non stiamo messi peggio degli altri paesi dove le piste sono rimaste chiuse.
Anzi, nelle ultime due settimane - come riferisce oggi il Blick - in Svizzera sono stati segnalati 274 nuovi contagi ogni 100'000 abitanti. In Francia sono 737, in Austria 484, in Italia 447 e in Germania 264.
La scelta di aprire gli impianti di sci e portare a termine la stagione invernale non avrebbe quindi avuto un influsso negativo sullo sviluppo della pandemia in Svizzera. E questo nonostante lo scorso autunno dall'estero siano giunte richieste di tenere chiusi i comprensori (in particolare dalla vicina Italia). La Francia aveva invece introdotto controlli alla frontiera e quarantena per i francesi che volevano andare a sciare all'estero.
Certo, i comprensori invernali elvetici hanno dovuto fare i conti con l'assenza di molti visitatori provenienti dall'estero. Ma si parla comunque di una stagione «passabile» grazie all'apertura delle piste e del turismo interno. «Una nota di merito - afferma Pascal Jenny, direttore turistico di Arosa, interpellato dalla testata d'oltre San Gottardo - va al consiglio federale e al ministro Alain Berset, e nel nostro caso anche al Governo retico: il coraggio di non cedere alle pressioni dall'estero ha dato i suoi frutti».
Sembrano quindi aver funzionato i piani di protezione adottati nei comprensori sciistici. Ne è convinta l'organizzazione Svizzera Turismo, che parla quindi di una buona base per la pianificazione delle stagioni future e in vista di eventuali altre pandemie.