Un svizzero su tre ha già avuto il Covid. Ma molti non lo sanno.
Con dei test attendibili si potrebbe gestire meglio la campagna vaccinale e abolire più velocemente le restrizioni in atto
ZURIGO - Secondo l'ultima stima dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), circa 2,8 milioni di svizzeri sono già stati infettati dal coronavirus dallo scoppio della pandemia. Ma molti di loro non ne sanno nulla: le statistiche mostrano che solo circa 650.000 sono stati testati durante l'infezione acuta.
Un'infezione sopravvenuta può essere rilevata con un test degli anticorpi. Tuttavia, senza un test PCR positivo, non si può averne la certezza. Secondo il governo federale, i test attuali non sono sufficientemente affidabili. «È possibile che questi mostrino la presenza di anticorpi quando invece non ci sono. Le persone sottoposte al test si cullano quindi in un falso senso di sicurezza. Pertanto al momento lo sconsigliamo», si legge sull'homepage dell'UFSP.
L'esperto chiede studi sui test anticorpali - Secondo Didier Trono, capo del gruppo di esperti di diagnostica della Taskforce scientifica, ora ci sono modi per misurare in modo affidabile le concentrazioni di anticorpi neutralizzanti contro il Covid-19. Resta da indagare se da soli bastino a proteggere. «Finora, la politica e le autorità hanno prestato troppa poca attenzione a questo argomento», afferma Trono che chiede di approfondire l'argomento.
«Dovremmo condurre uno studio a livello nazionale il prima possibile per scoprire quali sono i marcatori sostitutivi più affidabili per l'immunità protettiva», afferma Trono. Ciò consentirebbe di sviluppare test «che potrebbero servire come base per i passaporti di immunità, in cui potrebbe essere documentata anche l'immunità protettiva a seguito di una recente infezione».
«Coloro che si sono ripresi potrebbero rimanere aspettare per il vaccino» - Andreas Widmer, infettivologo e presidente del centro nazionale per la prevenzione delle infezioni di Swissnoso, aggiunge: «Un test anticorpale affidabile dovrebbe essere sviluppato e convalidato il più rapidamente possibile per dimostrare nel modo più preciso un'infezione sopravvenuta». Perché, secondo Widmer, la campagna di vaccinazione potrebbe essere portata avanti più rapidamente e alla fine le misure potrebbero essere allentate più velocemente: «Stando alle attuali conoscenze, anche coloro che sono guariti sono ben protetti per almeno 3-6 mesi. Quindi potrebbero attendere per la vaccinazione in modo che più vaccino sia disponibile per le persone che non sono ancora state infettate».
Widmer sottolinea che i test anticorpali sono prove indirette e sono quindi più difficili da interpretare rispetto, ad esempio, al risultato di un test PCR. «Abbiamo bisogno di studi rapidi per dimostrare l'efficacia dei test sugli anticorpi. Ciò potrebbe consentire alle persone che si sono riprese di stare più tranquille».