Il 40% delle città svizzere non esclude un aumento delle imposte.
BERNA - La pandemia di Coronavirus ha conseguenze sulle finanze delle realtà urbane elvetiche, secondo l'Unione delle città svizzere. Il tutto potrebbe sfociare in restrizioni dei budget o aumenti delle imposte.
Il sondaggio - Il fatto emerge con chiarezza, si legge in un comunicato, da un sondaggio effettuato dalla società PwC che ha coinvolto 77 città e comuni svizzeri fra il 3 marzo e il 9 aprile. Queste realtà hanno sofferto soprattutto del calo delle entrate fiscali, diminuite del 4% nel 2020. Per l'anno in corso, la contrazione potrebbe arrivare al 17% rispetto al 2019.
Aiuti ai residenti - A incidere sui bilanci ci sono ovviamente anche le misure di aiuto prese dalle autorità locali, come quelle destinate ai locatari commerciali o il sostegno ai lavoratori indipendenti, per fare due esempi. A mancare sono stati poi pure gli incassi di attrazioni come musei, piscine o teatri.
Cresce il debito - La situazione non sembra destinata a cambiare velocemente. Il budget 2022 e quelli per gli anni successivi rappresenteranno una sfida per quasi tutti i partecipanti al sondaggio (96%). Il debito dovrebbe aumentare fino al 2023. Sarà quindi necessario annullare o rinviare certi investimenti e un aumento delle imposte non è escluso per il 40% delle città.
L'impatto della riforma fiscale - Il tutto si aggiunge alla già difficile situazione, continua la nota, dovuta in gran parte alla riforma fiscale e finanziamento dell'AVS (RFFA). L'Unione delle città svizzere chiede quindi che la questione delle ripartizioni future delle spese venga regolata assieme a Confederazione e Cantoni. Anche le città dovrebbero infatti poter approfittare dell'aumento dei versamenti da parte della Banca nazionale svizzera (BNS).