Quarantena, ristorazione, smartworking: aumentano le pressioni sul Consiglio federale per un ritorno alla normalità
Ciò, in considerazione dei dati in calo, confermati dal capo della Task Force Martin Ackermann
BERNA - Curva dei contagi, ricoveri, decessi e test positivi: l'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) segnala una tendenza al ribasso nei più importanti indicatori del tasso di infezione. La task force ha recentemente confermato che i modelli sui quali si era basata avevano prodotto previsioni pessimistiche che non si sono realizzate.
Anche il consigliere nazionale Martin Bäumle (PVL) è cautamente ottimista: l'attuale tendenza ha chiaramente eliminato il rischio di una terza ondata. Grazie al clima mite, «il picco di viralità è stato facilmente superato».
Tutto ciò, aumenta le pressioni sul Consiglio federale affinché, nella seduta di mercoledì, si prospettino ulteriori allentamenti. Anche Martin Ackermann, a capo della Task Force Covid, ha dichiarato alla "NZZ am Sonntag" che «si può essere cautamente ottimisti e pensare a ulteriori allentamenti».
I punti seguenti sono quelli che potrebbero essere ridiscussi:
Regole di quarantena
Chiunque entri in Svizzera da un paese a rischio deve rimanere in quarantena per dieci giorni. Ciò vale anche per il milione di persone completamente vaccinato in Svizzera. La situazione potrebbe cambiare: il Consiglio federale discuterà presto la revoca di restrizioni come la quarantena di viaggio. Il Consiglio federale aveva già proposto ai Cantoni un altro specifico allentamento. Coloro che sono guariti dovrebbero essere esonerati dall'obbligo di test e quarantena per sei mesi ed essere ammessi a bordo di un aereo senza dover portare un test negativo.
Nicolo Paganini, Presidente della Federazione svizzera del turismo (FST), auspica che il Consiglio Federale proceda anche con il riconoscimento dei passaporti vaccinali stranieri. «Finché abbiamo bisogno di test e, per alcuni paesi, di quarantena anche per le persone vaccinate, questi ospiti non verranno in vacanza da noi», afferma su 20 Minuten. Finora soltanto l'Austria ha fatto progressi con il lancio di un "Green Pass", che ha lo scopo di consentire i viaggi, e dovrebbe essere introdotto alla fine di maggio.
Smartworking
Dal 18 di gennaio vige l'obbligo di lavorare da casa, laddove possibile. Anche questa regola potrebbe essere ridiscussa in Consiglio federale. Fabio Regazzi, presidente dell'associazione di categoria, ne è sicuro: «Bisogna far cadere l'obbligo dell'home office, che danneggia in particolare le PMI e non ha quasi ottenuto nulla». Inoltre è evidente ormai a tutti che il Consiglio federale non possa ignorare la situazione favorevole: «Con l'avanzare della campagna vaccinale e lo sviluppo positivo degli indicatori, non ci sono più giustificazioni per le restrizioni».
Zone interne dei ristoranti
Regazzi chiede che, oltre alle terrazze, anche gli spazi interni del ristorante possano essere nuovamente aperti. «Con i concetti di protezione, è un rischio che possiamo correre», afferma. Dall'apertura delle sale fitness, infatti, si è visto che gli spazi interni non sembrano portare a un aumento del rischio di infezione. «I numeri stanno andando nella giusta direzione. Non vedo motivo per cui il Consiglio federale non debba consentire agli albergatori le stesse aperture dei centri fitness», incalza Regazzi.
Il consigliere nazionale UDC Thomas Matter va anche oltre. In un video su YouTube, non solo chiede lo scioglimento della Task Force, ma invita anche il Consiglio federale a riaprire tutto e «subito».
«Troppo presto»
Katharina Prelicz-Huber (Verdi) invita però alla pazienza: «lo sviluppo attuale è positivo e stiamo entrando nella fase 2 del modello proposto da Alain Berset (di stabilizzazione). Ma dobbiamo fare attenzione a non riaprire tutto troppo presto». «Evitiamo una nuova ondata di infezioni prima che tutti coloro che vogliono essere vaccinati abbiamo potuto farlo». Per Prelicz, però, sono concepibili un allentamento per ciò che riguarda lo smartworking e una riapertura di una parte degli spazi interni dei ristoranti.
Proprio sui ristoranti, Martin Ackermann è ancora cauto: «Gli incontri al chiuso senza mascherine rappresentano il maggior rischio di infezione. Che sarà minore quando più persone saranno vaccinate e circolerà meno virus».