Uno dei suoi legali aveva chiesto il rilascio immediato in quanto detenuto «in condizioni da tortura».
Il Tribunale cantonale di Zurigo ha però risposto picche: il regime d'isolamento in cui si trova "Carlos" è proporzionato.
ZURIGO - Il Tribunale cantonale di Zurigo oggi ha respinto la richiesta di liberazione del giovane delinquente zurighese conosciuto con il soprannome di "Carlos", avanzata da uno dei legali in apertura di un ennesimo processo nei suoi confronti.
L'immediato rilascio dell'imputato era stato sollecitato perché questi è incarcerato in «condizioni di detenzione da tortura», che per "Carlos" sono «pesanti e insopportabili». La corte ha però bocciato la domanda, ritenendo che una liberazione sarebbe sbagliata e che il regime d'isolamento in cui si trova "Carlos" è proporzionato, perché il giovane costituisce ancora un grande pericolo. I suoi difensori comunque non si sono arresi e hanno successivamente presentato una nuova richiesta, dai contenuti uguali.
Secondo i legali, la detenzione in isolamento continuo è crudele e inumana: da 900 giorni in custodia di sicurezza, le uniche figure di riferimento per "Carlos" sono le guardie che - a suo dire - lo provocano, lo insultano e lo hanno anche aggredito fisicamente. Gli avvocati hanno anche annunciato che il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura interverrà presso il ministro degli esteri svizzero.
Al centro dell'esame odierno del tribunale c'era però la richiesta di prima istanza di sottoporre il 25enne - che nel frattempo preferisce farsi chiamare con il suo vero nome, Brian, e non era presente in aula - a una terapia in detenzione. Tuttavia, la sentenza in merito, per limiti di tempo, non è stata presa oggi. Verrà emessa in un secondo momento: fra circa tre settimane, ma non c'è ancora una data precisa.