Presto il Consiglio Federale deciderà dove bisognerà avercelo, ma la politica mette già le mani avanti
L'UDC: «Si usi solo per i viaggi e gli eventi», il PS: «Se un ristoratore vuole renderlo obbligatorio, deve poterlo fare».
ZURIGO - È stato presentato oggi dal Consiglio Federale il tanto atteso Certificato Covid, in una conferenza stampa che ha fatto un po' di chiarezza su diversi punti nebulosi ma che ha anche lasciato parecchie zone d'ombra.
Una su tutti, forse anche la più importante: dove sarà richiesto. Berna ha definito un disegno di massima che però dovrà essere confermato, con buona probabilità già settimana prossima.
Anche se di inciso sulla pietra non c'è ancora nulla, si fa sentire uno dei dubbi sollevati diverse volte già alla vigilia della campagna vaccinale. Quello del timore di una società a due classi, quella degli immunizzati e quella dei non-immunizzati, che di fatto saranno privilegiati (gli uni) e discriminati (gli altri).
È proprio questa la motivazione che ha portato allo stesso comitato referendario apartitico che aveva raccolto firme contro la Legge Covid a fare lo stesso per il Certificato Covid. Ma che ne pensa la politica?
Possiamo annoverare fra i preoccupati di sicuro l'UDC che in Parlamento ne sosterrà l'impiego solamente per i viaggi all'estero, negli eventi con più di 5'000 partecipanti e nelle discoteche (che, lo ricordiamo, si erano rilevati un luogo di contagio micidiale la scorsa estate).
«Quello che vogliamo evitare è proprio la discriminazione», conferma il consigliere nazionale Martin Haab, che più che per la libertà dei singoli individui è preoccupato alle possibili ripercussioni su ristoranti e aziende, anche se «con il numero di contagi che abbiamo, il Certificato rischia di diventare inutile molto presto».
Un po' meno categorico il pensiero del PS, stando a Flavia Wasserfallen - che condivide in ogni caso le proposte democentriste - ma apre alla possibilità, per alcuni ristoratori, di richiedere il Certificato Covid se in qualche modo preoccupati da una possibile clientela infetta: «Vietare questa possibilità non è secondo noi giusto», conferma la consigliera al Nazionale, «richiederlo o meno fa parte delle libertà individuali di ogni imprenditore».