Il traguardo stimato da Confederazione e Cantoni è stato rivisto al rialzo.
Da 5,2-5,3 milioni d'immunizzati (circa il 60%), l'obiettivo è ora fissato a 6,9 milioni. Nel frattempo due persone hanno chiesto un risarcimento allo Stato.
BERNA - In Svizzera la quota di vaccinati dovrà raggiungere l'80% della popolazione. È quanto si augurano Confederazione e Cantoni, che hanno rivisto al rialzo gli obiettivi della campagna vaccinale. Inizialmente le stime prevedevano da 5,2 a 5,3 milioni di immunizzati (circa il 60%), mentre ora il traguardo è fissato a 6,9 milioni. Lo ha svelato oggi la NZZ am Sonntag, riferendo anche di due persone che hanno chiesto un risarcimento allo Stato.
Il nuovo obiettivo, seppur ambizioso, è stato fissato per evitare una nuova ondata autunnale a causa delle mutazioni del virus. «Ci aspettiamo che la variante delta sia dominante in Svizzera entro quattro o sei settimane», ha indicato al domenicale zurighese Urs Karrer, vicepresidente della task force scientifica della Confederazione.
Per questo motivo, il governo e i cantoni stanno ora spingendo affinché più persone si vaccinino, dato che i vaccini a mRNA approvati in Svizzera - Pfizer/BioNTech e Moderna, soprattutto dopo la seconda dose - dovrebbero essere generalmente efficaci contro tale variante.
Finora circa 4,2 milioni di persone in Svizzera hanno ottenuto almeno la prima dose. Secondo fonti ben informate contattate dalla NZZ am Sonntag, nelle prossime settimane è previsto che altre 1,5-2 milioni di persone vadano a farsi inoculare il vaccino. Per quanto riguarda la popolazione adulta, l'obiettivo è di arrivare a 5,7 milioni.
Sfatare miti e agevolare la vaccinazione - Per dare ulteriore slancio alla campagna vaccinale, l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) vuole incoraggiare determinati gruppi di persone che attualmente sono ancora indecisi, in particolare le giovani donne. L'obiettivo delle autorità è anche quello di informare la popolazione sui benefici della vaccinazione e di «sfatare alcuni miti», ha spiegato al domenicale la portavoce dell'UFSP Danièle Bersier.
Gli stessi cantoni stanno ora adottando misure per garantire una maggior adesione fra la popolazione. Argovia, Svitto e Vaud, ad esempio, offriranno dalla prossima settimana stazioni di vaccinazione mobili nei negozi Migros e Coop e nei centri commerciali. L'obiettivo è che le persone possano essere vaccinate rapidamente, facilmente e senza dover prendere un appuntamento.
Stando a fonti del domenicale zurighese, inoltre, il Consiglio federale non sarebbe più disposto ad adottare misure pandemiche a livello nazionale: ciò significa che la palla passerà soprattutto ai cantoni, i quali potranno intervenire a livello più locale. Si può supporre, ha ventilato la NZZ am Sonntag, «che il certificato Covid sarà sempre più utilizzato».
Due richieste di risarcimento - Nel frattempo al Dipartimento federale dell'Interno (DFI) sono giunte due richieste di risarcimento a causa di gravi effetti collaterali derivanti dalla vaccinazione. Una portavoce della Confederazione lo ha confermato alla NZZ am Sonntag, precisando che le due richieste sono attualmente in fase di esame. Nessuna informazione invece su quali siano stati gli effetti secondari o l'ammontare del risarcimento richiesto.
Alla base del contenzioso c'è un passaggio della legge sulle epidemie - l'articolo 65 - secondo il quale «chi subisce un danno in seguito a una vaccinazione ordinata o raccomandata dalle autorità ha diritto a una riparazione morale se la gravità della lesione lo giustifica». L'ammontare massimo, in questi casi, è pari a 70'000 franchi ed è calcolata «in base alla gravità della lesione».
Fino alla settimana scorsa, l'Istituto svizzero per gli agenti terapeutici Swissmedic ha ricevuto - su oltre 6,1 milioni di dosi somministrate, compreso chi ha ricevuto le due inoculazioni - poco meno di 3'000 segnalazioni di effetti collaterali, di cui oltre 1'900 considerate come «non gravi».