Il rinvio dei richiedenti per i quali è stata decisa l'espulsione non sarebbe quasi mai possibile senza un tampone.
La proposta delle autorità federali è di trattenere fisicamente la persona per permettere lo svolgimento della procedura. Modalità che Amnesty International ritiene però «discriminatorie».
BERNA - Dall'inizio dell'anno, la Confederazione ha identificato circa 50 casi di richiedenti asilo che non hanno potuto essere espulsi dalla Svizzera perché si sono rifiutati di sottoporsi al test PCR nasale quando il loro Paese di destinazione lo richiede. Per rimediare, le autorità federali propongono un «emendamento urgente» alla legge sugli stranieri che consentirà loro di esercitare coercizione su chiunque debba essere espulso dal Paese.
«Tenere loro le mani» - Ma come si costringe un uomo o una donna a farsi fare un tampone nasale? Nei documenti inviati ai partecipanti alla consultazione, che si concluderà questa settimana, Berna ammette che «l'inserimento forzato di un oggetto nel naso deve essere considerato pericoloso per la salute». Sono invece contemplate «forme più lievi di costrizione fisica, come tenere le mani della persona per mantenerla calma e consentire l'esecuzione del test», di fatto immobilizzando con la forza la persona.
Impossibile in caso di resistenza - Il Consiglio di Stato friburghese ha svelato la sua risposta alla consultazione: ritiene che ricorrere alla coercizione per effettuare questi test sia «illusorio se l'interessato intende perseverare nel suo rifiuto a tutti i costi, in particolare opponendosi fisicamente». Invece e per evitare l'impossibilità del licenziamento, il Consiglio di Stato vorrebbe offrire sistematicamente la vaccinazione a tutti i richiedenti all'arrivo in Svizzera. Il Consiglio di Stato bernese, dal canto suo, si è schierato dalla parte del Consiglio federale e ha ritenuto la proposta «necessaria e importante». Chiede, invece, che siano in ogni occasione richiesti due pareri medici al fine di confermare che l'esecuzione forzata del test non «metterà in pericolo la salute della persona».
Esagerato e discriminatorio - Per Amnesty International, la proposta, che scaturisce da un'osservazione fatta dopo solo una cinquantina di casi, «è sproporzionata», ha detto Nadia Boehlen, portavoce dell'organizzazione per i diritti umani. Amnesty comprende che la Confederazione debba trovare il modo per effettuare i rinvii, ma nutre «seri dubbi» sulla possibilità pratica e concreta di attuare questi test forzati. Inoltre, ci sarebbe anche un aspetto discriminatorio. I richiedenti asilo sarebbero infatti l'unica categoria della popolazione costretta a tamponi nasali forzati. Una posizione condivisa anche dall'Organizzazione svizzera d'aiuto ai rifugiati (OSAR). Secondo l'OSAR un test praticato con la forza può «presentare un rischio considerevole di ferite», e si dice fermamente contraria a questa costrizione che, se la persona si agita, «può rivelarsi violenta».