Sei esperti della Confederazione fanno il punto sulla situazione epidemiologica e sulla campagna vaccinale in Svizzera.
Mathys: «Le ospedalizzazioni sono decuplicate dall’inizio di luglio. Ora ogni vaccinazione conta». Stadler: «Dobbiamo convincere gli indecisi». Puhan: «In alcuni cantoni l'immunizzazione raggiunge l'80%». Hauri: «Un'ondata provocata anche dai rientri».
BERNA - La situazione epidemiologica in Svizzera è in peggioramento. I contagi - per colpa della variante Delta che ormai rappresenta praticamente la totalità delle infezioni su suolo nazionale - sono in netto aumento. E anche gli ospedali e le terapie intensive stanno iniziando a ripopolarsi (seppure la situazione non sia al momento allarmante). Come detto ieri dalle autorità sanitarie, l'unica soluzione per uscire velocemente da questa soluzione è la vaccinazione. E proprio per dare nuova linfa a una campagna un po' in difficoltà, l'Ufsp ha lanciato lo slogan «Non rimandare: fatti vaccinare» per convincere gli indecisi a farsi immunizzare il prima possibile.
Per discutere di questo e altro, e per fare il punto sulla situazione pandemica, diversi esperti della Confederazione (vedi box) partecipano oggi al consueto incontro a Berna. Il primo a prendere la parola è Patrick Mathys: «Purtroppo le cose non stanno andando nella direzione che avevamo sperato», esordisce il capo della sezione gestione delle crisi dell'UFSP. «Ieri siamo tornati sopra i 3'000 casi. Un numero che non si registrava dalla seconda ondata. L'incidenza su 14 giorni è salita a 265 casi ogni centomila abitanti»
Più ospedalizzati - Mathys è preoccupato anche dal numero degli ospedalizzati, che è in crescita. «I ricoveri - precisa - sono aumentati del 45% rispetto alla settimana precedente e sono decuplicati da inizio luglio. Circa il 70% dei letti nelle terapie intensive è attualmente occupato. Una situazione che monitoriamo costantemente ma che per ora non è ancora allarmante». Fortunatamente i decessi restano per ora a un livello basso.
«Ogni vaccinazione conta» - Il capo della Sezione gestione delle crisi dell'Ufsp torna poi sulla campagna per rilanciare le vaccinazioni lanciata ieri. E si rivolge in particolare ai giovani adulti, agli adolescenti che, come aveva già fatto notare il pediatra e docente di vaccinologia dell’Università di Ginevra Alessandro Diana in un'intervista a Tio/20 minuti, sono attualmente il motore principale della pandemia. «Ora ogni immunizzazione conta. Abbiamo dosi a disposizione per tutti. Con la vaccinazione ognuno di noi nel suo piccolo da una mano per evitare un'altra ondata e per tornare a godere nuovamente della libertà».
«Convincere gli indecisi» - A dar man forte al collega interviene anche Tanja Stadler, membro della task force nazionale Covid-19. «Il nostro obiettivo principale è quello di convincere gli indecisi», precisa l'esperta. «Più gente si vaccina, più ci avviciniamo ai traguardi prefissi dalla fase di normalizzazione», ricorda Stadler. Ovvero evitare di sovraccaricare il sistema sanitario, ridurre la possibilità d'infezione ai bambini sotto i dodici anni che non possono essere vaccinati e proteggere tutte quelle persone che - per un motivo o per l'altro - non possono essere immunizzati. «Vista l'estrema infettività della variante Delta dobbiamo impedire al virus di circolare. Marciando sul posto si rischia tra sei mesi di trovarsi nel bel mezzo di un'ondata simile a quella vissuta con la seconda», avverte l'esperta.
Corona Immunitas - Parlando d'immunizzazione, Milo Puhan, direttore dell'Istituto di epidemiologia, biostatistica e prevenzione dell'Università di Zurigo, presenta gli ultimi risultati dello studio Corona-Immunitas. «Gli studi si prefiggono di esaminare la percentuale della popolazione che ha sviluppato anticorpi al Sars-Cov-2. Ebbene grazie alla vaccinazione questa arriva all'80% in alcuni cantoni. L'anno scorso, senza il vaccino, questi valori raggiungevano a malapena il 10%».
«Non è la quarta ondata» - È il turno di Rudolf Hauri che subito fa una precisazione. «Non siamo nella quarta ondata, ma in una intermedia influenzata anche dalle molte persone che sono tornate in Svizzera dalle ferie. Resta fondamentale effettuare più test possibili per rilevare la malattia, soprattutto una volta tornati dalle vacanze», sottolinea il medico cantonale di Zugo. Hauri ha poi aggiunto che la maggior parte delle nuove infezioni riguarda persone con meno di 60 anni. «Solo mantenendo le misure di protezione attuali sarà possibile contenere il virus», conclude ricordando «l'estrema importanza di eseguire test periodici nelle scuole e nelle aziende».
Alla conferenza stampa sono presenti:
Patrick Mathys, capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’UFSP
Manuel Bessler, delegato per l’aiuto umanitario e Capo del Corpo Svizzero d'Aiuto Umanitario (CSA), Ambasciatore
Tanja Stadler, membro della task force nazionale Covid-19
Samia Hurst, vice-presidente della task force nazionale Covid-19
Rudolf Hauri, medico cantonale di Zugo e presidente dell'organizzazione mantello dei medici cantonali
Milo Puhan, direttore dell'Istituto di epidemiologia, biostatistica e prevenzione dell'Università di Zurigo