La misura scatta il prossimo lunedì nei licei vallesani. C'è chi teme una discriminazione dei giovani non vaccinati
SION - Il certificato Covid entra nelle scuole vallesane: dal prossimo lunedì nei licei e nelle scuole professionali gli studenti vaccinati, guariti o testati potranno infatti seguire le lezioni senza mascherina. Per tutti gli altri resterà invece in vigore l'obbligo d'indossarla. «Si tratta di una soluzione pragmatica» come afferma Christophe Darbellay, ministro vallesano dell'educazione. In questo modo s'intende garantire la sicurezza sanitaria, ritornando però a una certa normalità. La misura sarà valida per sei settimane, poi sarà stilato un bilancio.
La decisione delle autorità vallesane viene accolta positivamente dai gruppi che s'impegnano per la protezione dei più giovani durante la pandemia. Secondo la portavoce della piattaforma schulcluster.ch, che registra i focolai negli istituti scolastici, il provvedimento vallesano «dovrebbe essere esteso a tutta la Svizzera per gli scolari di età superiore ai diciotto anni» come riporta 20 Minuten.
Tra i contrari c'è invece chi teme che questa disposizione porti a un aumento delle situazioni di bullismo nei confronti di quegli allievi che indossano la mascherina (e che quindi non sono vaccinati, guariti o testati). «Se la scuola differenzia gli allievi con o senza il certificato Covid, si crea una società a due classi» dice Nicolas A. Rimoldi, co-presidente dell'associazione “Mass-voll!” (La misura è colma).
La reazione politica - Anche a livello politico si rilevano reazioni opposte. Per il consigliere nazionale socialista Mustafa Atici, citato da 20 Minuten, i contagi nelle scuole «sono realtà». Quindi: «La scelta tra certificato e mascherina è un provvedimento che aiuta a superare il più velocemente possibile la pandemia». Parla invece di discriminazione il deputato UDC Martin Haab. «Una discriminazione analoga a quella che si avrebbe se i ristoratori lasciassero entrare solo clienti in possesso del certificato Covid».
La pressione del gruppo - La psicologa Alexandra Ray ritiene che tale provvedimento porterà a un aumento della pressione del gruppo. «Si tratta di un'età in cui si bada molto a quello che fanno le persone della propria cricca» spiega a 20 Minuten. Tuttavia, i giovani hanno un forte bisogno di essere autonomi e seguire la propria strada. In questo modo, vengono invece indirizzati una determinata direzione. Si parla in particolare della vaccinazione: più giovani si farebbero vaccinare perché lo ha già fatto un amico.