Qualcuno su Twitter formula propositi estremi. Ma cosa dice la legge? E cosa rischia chi non si vaccina?
BERNA - Da lunedì il certificato vaccinale è d'obbligo per entrare in bar, ristoranti e palestre in Svizzera. Negli uffici no: la decisione resta a discrezione del datore di lavoro. Ma per i non vaccinati, vige l'obbligo di quarantena qualora entrino in contatto con una persona positiva al Covid.
Una situazione che scalda gli animi, indubbiamente. E su Twitter c'è già chi propone soluzioni estreme: un imprenditore svizzero-tedesco ad esempio ha deciso di non anticipare gli stipendi ai collaboratori non vaccinati in quarantena. «Dovranno richiedere da soli l'indennità di malattia, e i primi giorni di assenza saranno a loro spese. Mi sono rotto le scatole».
Wir habe beschlossen; dass wir unseren ungeimpften Angestellten im Fall von angeordneter Quarantäne keinen Lohn mehr bezahlen.
— Prolephet (@JakobKreu3fe1d) September 9, 2021
Sie können Selbst 80% EO beantragen, sollen den Admin Scheiss aber selbst machen und die ersten Tage gehen auf ihre Kosten.
Hab keine Nerven mehr.
Il popolo della rete si è scatenato, e non è mancato chi ha sollevato dei dubbi sulla legalità della decisione. Le sforzo amministrativo e burocratico imposto dall'emergenza sanitaria pesa sui conti (e sui nervi) delle imprese: ma giustifica dei rimedi "estremi" e un po' bruschi? Nei luoghi di lavoro si ripeterà il parapiglia delle scorse ondate? Forse è il caso di chiarire alcuni punti.
Quarantena sì, quarantena no
Chi non è stato vaccinato ed è stato in contatto con una persona affetta da coronavirus per più di 15 minuti deve mettersi in quarantena domiciliare. La misura dura dieci giorni, come in passato. Con un test negativo, la quarantena può essere ridotta a sette giorni. La novità rispetto all'autunno scorso è che le persone guarite e completamente vaccinate, invece, sono esentate dalla quarantena. Se si sviluppano i sintomi, anche i vaccinati devono rimanere a casa.
Stipendi a rischio?
Se la quarantena è ordinata dalle autorità o da un medico, il datore di lavoro non può tagliare gli stipendi, come scrive Unia. Le persone colpite hanno quindi diritto a un risarcimento: ricevono l'80% del loro salario per sette giorni. Unia è convinta che i contagiati dovrebbero ricevere lo stipendio pieno: il rispetto della quarantena è un obbligo legale. Ma la valutazione giuridica è ancora controversa.
E al rientro da paesi a rischio...
Le cose stanno diversamente per chi rientra da paesi a rischio. Chi può lavorare da casa ha diritto allo stipendio pieno. Ma dove lo home-working non è possibile, il datore di lavoro può tagliare il salario, secondo l'UFSP. Anche Unia concorda sul fatto che i vacanzieri "temerari" non hanno diritto a indennizzi o stipendi.
Chi deve fare domanda per l'indennità?
In caso di quarantena, l'obbligo di chiedere l'indennità spetta al lavoratore, che deve rivolgersi alla propria cassa di compensazione. È prassi, però, che sia il datore di lavoro a svolgere questo compito, compilando direttamente il modulo.
Il mio datore di lavoro può obbligarmi a vaccinarmi?
In generale, no. L'azienda può pretendere il certificato vaccinale solo se, nonostante le misure di protezione, sussiste un pericolo «relativamente elevato» per i collaboratori stessi o per altre persone (pazienti, clienti, colleghi di lavoro). Lo scrive la Seco sul proprio sito web. «Per ogni singolo caso occorrerà valutare attentamente rischi e benefici. Non è ammesso l’obbligo generalizzato di vaccinazione per tutto il personale di un’azienda».