Chi si reca oltre confine dovrebbe pagare l'IVA a partire dai 50 franchi di acquisti al posto degli attuali 300.
È quanto chiede con una mozione un consigliere agli Stati del PLR. Un atto parlamentare che si aggiunge ad altri testi sulla questione, che verrà trattata oggi dalla Camera alta.
BERNA - Oggi gli svizzeri che fanno acquisti all'estero possono importare merci senza pagare tasse, purché il valore totale degli acquisti non superi i 300 franchi. Oltre tale importo deve essere corrisposta l'IVA sul valore complessivo della merce acquistata. Questa soglia potrebbe essere ridotta, forse fino al valore limite di 50 franchi. O almeno questo è ciò che chiede il consigliere agli Stati Ruedi Noser (PLR/ZH), che ha presentato una mozione in tal senso.
Chi va in vacanza, no - La sua misura si applicherebbe solo agli svizzeri che trascorrono meno di 24 ore all'estero. Chi fa soggiorni più lunghi sarebbe soggetto alla stessa franchigia di oggi, precisa nel suo testo. E chiede che chiunque voglia beneficiare della franchigia attuale fornisca la prova che il suo soggiorno all'estero sia durato più di 24 ore, come un biglietto del treno, un biglietto dell'aereo, il conto dell'albergo, ecc. «Nella maggior parte dei casi, è facile dimostrare quanto tempo si è rimasti all'estero», afferma.
Obiettivo chiaramente dichiarato del senatore: frenare il turismo dello shopping. «Ci sono stati molti tentativi di fissare un limite. Ma nessuno è riuscito a ottenere la maggioranza in Parlamento», ha affermato Ruedi Noser. Il quale è convinto che la sua soluzione, che ritiene di facile attuazione, sia la migliore e possa essere accettata.
Altri "attacchi" al turismo degli acquisti - La sua mozione coincide con il trattamento, oggi al Consiglio degli Stati, di due iniziative cantonali sul tema. San Gallo e Turgovia chiedono infatti di «non sovvenzionare il turismo dello shopping». Fanno notare che con il sistema attuale, gli svizzeri che fanno acquisti per 300 franchi non pagano l'IVA né in patria né all'estero. «Questo è ingiusto rispetto ai consumatori che fanno i loro acquisti in Svizzera e pagano l'IVA su tutti i loro acquisti», sottolineano. I due cantoni precisano inoltre che il valore del turismo dello shopping ammonta a 10 miliardi di franchi all'anno, ovvero il 10% del fatturato del settore, «che mette a rischio molti posti di lavoro». Sia San Gallo che Turgovia esigono pertanto che tutti gli acquisti effettuati all'estero siano soggetti all'IVA.
Inoltre, i senatori dovranno anche prendere in considerazione una mozione della Commissione nazionale per le finanze. Chiede che il Consiglio federale elabori un disegno di legge che, tenendo conto di nuove possibilità tecniche come QuickZoll (la dichiarazione doganale tramite un'applicazione), «migliori l'uguaglianza fiscale nel flusso di merci del traffico frontaliero locale»: anche qui, ad esempio, abbassando la franchigia di 300 franchi.