L'introduzione dell'obbligo di presentare il certificato sta provocando dei disagi in alcune Università elvetiche.
Una studentessa allo ZHAW: «Molti di noi arrivano in ritardo alle lezioni. In un giorno mi hanno chiesto sei volte il pass». A Berna, invece, vi è un problema riguardante la capacità delle aule...
ZURIGO - Molte Università e scuole professionali svizzere hanno introdotto l'obbligo di presentare il certificato Covid-19 per poter assistere alle lezioni. Tra le tante troviamo il Poli di Losanna, l'Uni e il Poli di Zurigo e anche la nostra SUPSI, mentre l'USI ha da parte sua scelto di non richiederlo.
Questo provvedimento - che ha fatto discutere e ha innescato pure alcune manifestazione studentesche durante il primo giorno di corsi in alcuni atenei elvetici - è stato introdotto anche dall'Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW), provocando notevoli disagi alle entrate. «I controlli stanno provocando lunghissime code agli ingressi», sottolinea una studentessa, piuttosto scocciata, a 20 Minuten. «Per colpa di questi controlli molti studenti fanno tardi a lezione».
Lei stessa è stata controllata sei volte in un solo giorno. «Mi hanno chiesto il pass quattro volte all'entrata e due volte presso la caffetteria», racconta la giovane. Inoltre una volta è stata espulsa perché il suo certificato (la ventenne non è vaccinata e deve fare test regolari) era scaduto da 15 minuti.
«Controlli appropriati e proporzionati» - Sulla vicenda delle code si sono espressi pure i vertici dell'Università zurighese: «Gli studenti - precisa Fabienne Trümpi, portavoce dell'Istituto - sono stati informati in anticipo in modo che potessero organizzarsi». Secondo la portavoce i controlli sono «appropriati e proporzionati» e vengono effettuati «a campione» all'ingresso e all'interno dell'edificio. Di conseguenza può capitare che una persona venga controllata più volte. «Il controllo del certificato si è finora svolto senza incidenti», precisano dall'Ateneo, sottolineando che gli allontanamenti causati da certificati mancanti o non validi sono stati «molto rari».
Aule troppo piene a Berna - Altra università, nello specifico quella di Berna, altri problemi. Il rettore dell'Ateneo della capitale, infatti, ha di recente inviato una lettera agli studenti che diceva che «grazie all'introduzione dell'obbligo di certificato» le aule universitarie potevano nuovamente essere utilizzate senza restrizioni di capacità. Ma stando ai requisiti dell'Ufsp questo non è comunque possibile. «In caso di controlli a campione all'entrata - scrive la BernerZeitung (BeZ), anticipando la notizia - l'Ufficio federale di sanità pubblica esige che le aule siano occupate solo per due terzi». Da parte sua l'Università risponde di «aver discusso il concetto di protezione con il Dipartimento dell'educazione» e che «per motivi organizzativi non è possibile controllare ogni giorno il pass a ogni studente».
«Gestione pragmatica» - Il portavoce dell'Università Yves Brechbühler parla di «gestione pragmatica». «Controllare a campione non significa controllare poco», spiega alla BeZ, ricordando che questa è una procedura concordata dai cantoni universitari. Ma quindi il Canton Berna può semplicemente scavalcare le disposizione dell'Ufsp, si chiede il quotidiano bernese? «La verità non è questa», replica Brechbühler. «Oltre al requisito del certificato, all'interno degli spazi universitari va ancora indossata una mascherina e, dove possibile, viene osservata l'occupazione dei due terzi delle aule».