Convertire i certificati Covid costerà 30 franchi per i turisti extra Ue. Gli impianti sciistici insorgono
BERNA - Un balzello di 30 franchi. Che nel conto complessivo di una settimana bianca in Svizzera potrebbero anche non incidere molto, d'accordo: ma è comunque un costo, quindi fastidioso.
Le stazioni sciistiche svizzere sono sul piede di guerra, alla vigilia di una stagione invernale dalle mille incognite. L'oggetto del contendere? Da lunedì prossimo i turisti extra Ue dovranno pagare di tasca propria per la conversione dei pass Covid non riconosciuti in automatico dalla Confederazione. Spese "amministrative", ma sempre spese: una «tassa» secondo le organizzazioni di categoria. Svizzera Turismo ha avviato delle trattative a Berna per rimuovere l'ostacolo al più presto.
Perché «si tratta effettivamente di un ostacolo psicologico» secondo Marcus Caduff (Ppd), direttore del Dipartimento economia e finanze grigionese. In particolare «i cittadini statunitensi e inglesi sono grandi frequentatori delle nostre piste e non saranno contenti di pagare ancora, dopo avere già fatto la propria parte».
Ogni franco in più allontana una fetta di clientela, avverte Urs Kessler, direttore delle Ferrovie della Jungfrau. «Se la Svizzera è l'unico paese ad applicare questa tassa, è in evidente svantaggio competitivo rispetto ai suoi concorrenti diretti di sport invernali, Austria, Francia e Italia». Anche Vera Brawand-Küng della Camera di commercio dell'Oberland bernese si dice contraria a «un ulteriore obolo sulle spalle di turisti già vaccinati». Per la salute pubblica, osserva, sarebbe semmai prioritario aumentare il tasso di vaccinazione tra la gente del posto. «Molti svizzeri con un secondo lavoro nel turismo invernale devono ancora essere vaccinati» sottolinea.
Anche Svizzera Turismo e Hotellerie Suisse sono preoccupate, e hanno avviato trattative con la Confederazione per l'annullamento della tassa, conferma il portavoce Markus Berger. «Allo stesso tempo, si stanno facendo considerazioni a vari livelli su come questi costi potrebbero essere coperti, senza toccare il portafoglio dei turisti».
Intanto arrivano segnali incoraggianti, sul fronte delle prenotazioni. «Gli arrivi dagli Stati Uniti dovrebbero aumentare in modo significativo» segnala Daniel Luggen, direttore delle terme di Zermatt. Non saranno 30 franchi a far cambiare programma agli americani, secondo Luggen. «La nostra clientela è abituata a prezzi non troppo a buon mercato». Ma Zermatt è Zermatt.