Gli esperti della Confederazione Patrick Mathys e Linda Nartey hanno commentato l'andamento epidemiologico in Svizzera.
«Il numero di infezioni si sta stabilizzando, ma ci sono differenze fra le varie regioni del Paese», ha spiegato Mathys. Nartey: «Diffidate dai tamponi a basso prezzo».
BERNA - Sono Patrick Mathys e Linda Nartey i due relatori chiamati oggi a intervenire nel corso della tradizionale conferenza stampa degli esperti della Confederazione. Il tema, non poteva essere altrimenti, era nuovamente la gestione della pandemia di coronavirus in Svizzera, che nelle ultime settimane si è fatta meno preoccupante. Anche oggi infatti i contagi giornalieri nel nostro Paese sono inferiori a 1'000, mentre il tasso di vaccinazione ha superato la soglia del 60%.
Differenze regionali - «La situazione è relativamente buona - ha confermato aprendo il suo intervento Patrick Mathys -, tuttavia il calo del numero di casi ha subito un rallentamento». Il capo della sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’UFSP ha pure precisato come vi siano delle differenze all'interno del Paese: «A Sud delle Alpi e nella Svizzera occidentale la situazione è piuttosto stabile con pochi casi, mentre nelle altre regioni è in corso una diminuzione ma ci sono più contagi. In particolare nella Svizzera centrale, ma anche in quella orientale».
Giovani più colpiti - L'incidenza più elevata della malattia attualmente viene osservata nella fascia più giovane e più mobile della popolazione: «Il virus è più diffuso nei bambini e negli adolescenti di età compresa tra 10 e 20 anni», ha illustrato Mathys. Un altro elemento che mostra come la vaccinazione sia efficace. La situazione nei reparti di terapia intensiva è tuttavia ancora tesa. La metà dei pazienti ospedalieri ha meno di 55 anni.
Prematuro cantar vittoria - «Con il calo delle temperature e la fine delle vacanze autunnali, il tasso d'infezione fra la popolazione, in particolare quella giovane, potrebbe tuttavia riprendere velocità», ha ammonito Patrick Mathys a conclusione del suo intervento.
Attenzione ai tamponi "vantaggiosi" - Linda Nartey ha invece posto l'accento sui test Covid divenuti a pagamento e sull'offerta di tamponi a basso prezzo. «I controlli delle autorità di vigilanza e le informazioni che ci giungono della popolazione hanno evidenziato carenze in alcune di queste offerte», ha osservato la vicepresidente dell'Associazione dei medici cantonali. «I Cantoni - ha aggiunto - hanno la facoltà di chiudere i centri che si distinguono per la loro scarsa qualità».
Terza dose e protezione vaccinale - Terminati gli interventi è stato il momento delle domande dei (pochi) giornalisti presenti in sala. Sono stati toccati argomenti come il vaccino Janssen di Johnson&Johnson (la cui richiesta è attualmente bassa) e la terza vaccinazione (non è ancora chiaro se e per quali persone verrà raccomandata). Su quest'ultimo punto Mathys ha spiegato che «i vaccini non hanno la medesima efficacia su tutte le persone» ed «è difficile dire quanto stia diminuendo la protezione vaccinale». È quindi prevedibile che ci saranno alcune persone vaccinate che si ammaleranno gravemente e dovranno essere ricoverate in ospedale.
Validità del certificato - Per quanto riguarda la validità del certificato Covid, la Svizzera dovrà adeguarsi all'Unione europea, ha affermato Mathys. Nel nostro Paese, il periodo di validità per le persone non vaccinate ma guarite dal Covid è di sei mesi. Se la durata può essere aumentata a 12 mesi dipende anche dall'Ue, che deve riconoscere il certificato rilasciato in Svizzera.
I relatori - Alla conferenza stampa hanno partecipato Patrick Mathys, capo della sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’UFSP, e Linda Nartey, medico cantonale bernese e vicepresidente dell'Associazione dei medici cantonali, nonché futura vicepresidente dell'UFSP (dal prossimo primo gennaio).