«È presuntuoso dire già che non ci sarà un obbligo di Covid-pass sulle piste. Sarà il Consiglio federale a decidere».
I contagi hanno ripreso a salire in alcuni cantoni, in particolare nella Svizzera centrale, spiega Patrick Mathys, esperto dell'UFSP.
BERNA - Ha avuto luogo oggi il consueto aggiornamento della task force scientifica sulla pandemia in Svizzera. La situazione epidemiologica è stabile: nelle ultime 24 ore nel nostro Paese sono stati registrati 1'240 casi di Coronavirus, 21 ospedalizzazioni e due soli decessi. L'occupazione dei pazienti affetti da SARS-CoV-2 nei nosocomi svizzeri si attesta all'1,7%, proporzione che sale invece al 13,3% per quanto riguarda le unità di terapia intensiva. Nel frattempo si rincorrono le voci di una terza dose di vaccino in arrivo, anche se si attende ancora una decisione da parte di Swissmedic. La vaccinazione di richiamo non sarebbe però destinata a tutti, almeno per il momento, ma più che altro per gli over 80 e forse per gli over 65 che presentano fattori di rischio.
Tasso di riproduzione in risalita - I casi hanno raggiunto un livello di stagnazione, ha esordito il Capo della sezione Gestione delle crisi e cooperazione internazionale dell'UFSP Patrick Mathys. «E ci sono alcune nuvole scure in vista nelle prossime settimane», sottolinea. In alcuni cantoni della Svizzera centrale si è osservato un aumento dei contagi, soprattutto tra i giovanissimi, tra i 10 e i 19 anni. Questi cantoni sono anche quelli con il tasso di vaccinazione più basso. Stabili le cifre rispetto ai decessi. Il tasso di riproduzione del virus ha tornato a superare il valore di 1 in circa la metà dei cantoni, aggiunge Mathys. In conclusione, «purtroppo la situazione epidemiologica è in peggioramento».
Il vaccino non è un pericolo - Rudolf Hauri, Presidente dell'Associazione dei medici cantonali, ha poi preso parola: «Ci sono ancora molte informazioni false che circolano. L'infezione da Covid-19 può prendere una forma lieve, ma ci sono già abbastanza casi gravi con conseguenze a lungo termine». La vaccinazione non è pericolosa e non può portare alla sterilità, aggiunge. Tuttavia, «un'infezione da Coronavirus potrebbe portare, nelle donne incinte, a delle morti in utero», ha continuato Hauri.
Long-Covid - È poi intervenuto Milo Puhan, direttore dell'Istituto di epidemiologia, biostatistica e prevenzione dell'Università di Zurigo, che ha spiegato quanto sia diffuso il Long-Covid, o meglio i sintomi a lungo termine della malattia. Si parla di Long-Covid quando i sintomi compaiono almeno tre mesi dopo il contagio. C'è un'estrema variabilità nelle stime finora formulate riguardo all'insorgenza del Long Covid tra gli infettati, stimata tra il 2 e il 59%. La percentuale più credibile si aggira al momento intorno al 20% delle persone infettate dal virus, spiega Puhan, che ammette: «Sappiamo sempre di più sulla malattia, ma ancora troppo poco su come trattare il Long-Covid».
Qualche caso concreto - Anche Mayssam Nehme, capo clinica di medicina di base agli Ospedali universitari di Ginevra, ha parlato della sua esperienza con i pazienti affetti da Long-Covid. Ha presentato un esempio di caso clinico di un uomo di 35 anni attivo professionalmente nella finanza. I suoi sintomi sono fatica, difficoltà a concentrarsi e dolori muscolari, tali da rendere per lui faticoso il solo restare in piedi dopo aver affrontato uno sforzo fisico. Nehme illustra poi un altro esempio, una 35enne affetta da Long-Covid che ha riscontrato un miglioramento dei sintomi dopo la vaccinazione.
È il momento delle domande dei media:
Ci sarà la terza dose? E quando arriverà?
«Swiss medic sta valutando l'omologazione di una vaccinazione di richiamo», spiega Patrick Mathys, «ma non sappiamo dire se e quando arriverà».
Qual è la vostra opinione riguardo alla decisione di non estendere l'obbligo del certificato Covid agli impianti sciistici svizzeri?
Rudolf Hauri: «Al momento non so dire se è la strada giusta. Resta ancora tutto da vedere». Patrick Mathys: «È un po' presuntuoso dire già che non ci sarà nessun obbligo di certificato sulle piste. Non è l'associazione di categoria degli impianti che decide, ma il Consiglio federale».
Ci sono stati dei casi di miocardite tra i minori di 18 anni vaccinatisi con Moderna. Dovremmo ora farli vaccinare solo con altri vaccini?
Questi casi non sono dovuti solo alla vaccinazione. Possono verificarsi soprattutto attraverso l'infezione da Covid. Il fatto che i Paesi scandinavi non utilizzino più il vaccino Moderna sui giovani è una misura puramente precauzionale, conclude Mathys.
Presenti in conferenza stampa:
- Patrick Mathys, Capo della sezione Gestione delle crisi e cooperazione internazionale dell'UFSP
- Rudolf Hauri, medico cantonale di Zugo e Presidente dell'Associazione dei medici cantonali
- Mayssam Nehme, capo clinica del Dipartimento di medicina di base, Ospedali universitari di Ginevra
- Milo Puhan, direttore dell'Istituto di epidemiologia, biostatistica e prevenzione dell'Università di Zurigo